Il 22 settembre è stata organizzata dal CREA la tavola rotonda sull’“Implementazione del Trattato FAO sulle Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura (RGVAA). Le sfide per l’Italia”; l’obiettivo è stato quello di mettere a fuoco le problematiche relative alle RGVAA ed alle sfide che attendono nel prossimo futuro anche il nostro Paese.
Si è ricordato, nel dibattito, che vi sono decine di migliaia di risorse vegetali, italiane e non – che sono state oggetto del Trattato FAO del 2001, ratificato dal Parlamento italiano con legge 101/2004 – caratterizzate su base genetica e conservate in numerose banche nazionali del germoplasma vegetale.
Al convegno è intervenuto anche ARSIAL – nella persona di Claudio Di Giovannantonio, dirigente dell’Area tutela risorse e vigilanza sulle produzioni di qualità dell’Agenzia – che ha ricordato come le RGVAA comprendano anche le risorse a rischio di erosione genetica di interesse agrario, soggette alla normativa nazionale e regionale in materia di biodiversità agraria.
Il rappresentante di ARSIAL ha sottolineato l’importanza di effettuare (in relazione alla commercializzazione del materiale di propagazione e sementiero) la ricognizione su base genetica di tutte le risorse attualmente iscritte nei Registri del MASAF, ovvero nel: Registro Nazionale Fruttiferi per la commercializzazione dei materiali di moltiplicazione delle piante da frutto destinate alla produzione; Registro Nazionale varietà di vite da vino; Registro Nazionale delle varietà di specie agrarie e ortive (con particolare riguardo alle varietà di conservazione).
Vi sono anche le risorse derivanti dagli elenchi formati per l’applicazione di politiche di filiera (ad esempio all’elenco relativo alle cultivar di olivo dello schedario Olivicolo Nazionale riversato nel Registro Nazionale Fruttiferi, ecc.) e per i quali vi sono recenti evidenze di frequenti sinonimie, emerse anche dal lavoro di ARSIAL di caratterizzazione genetica delle risorse autoctone censite nel Lazio.
A ciò si aggiunge che il lavoro di caratterizzazione delle singole regioni su popolazioni/varietà iscritte all’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, di cui alla legge 194/2015, non trova tuttora sintesi di codifica univoca su base genetica delle risorse tutelate. Ad avviso di ARSIAL sarebbe quanto mai auspicabile che – nel rispetto delle norme verticali che disciplinano i singoli Registri Nazionali (vite, fruttiferi, erbacee, ecc.) ed al fine di evitare una proliferazione di ulteriori duplicazioni future oltre a quelle già maturate, a cui si aggiungono tutti i casi di omonimie e sinonimie – vi fosse in ambito MASAF un riferimento normativo, per tutte le future iscrizioni ai Registri Nazionali/regionali delle varietà; ciò alla stregua di quanto già previsto per il Registro delle Varietà di Vite da Vino (RNVV) per il quale il CREA è chiamato ad attestare l’autonomia e l’unicità di ciascuna risorsa di nuova iscrizione, sulla base di un’univoca caratterizzazione genetica.
Vanno valutate pure – ha concluso il rappresentante di ARSIAL – alcune casistiche peculiari delle “popolazioni genetiche” (e non solo di univoche entità genetiche); in tal caso occorre accompagnare il tutto con il maggior dettaglio possibile sotto il profilo genetico, sulla scorta di una specifica valutazione dei soggetti scientifici.