In questo momento, i fiumi del Nord Italia sono un forziere con la porta aperta: è questa la metafora usata dall’Anbi che segnala come le recenti piogge abbiano fortemente cambiato il panorama idrico delle regioni settentrionali.
«È una ricchezza che non stiamo accantonando e che rischiamo di rimpiangere di fronte a un andamento climatico quantomai alterno» commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e della acque irrigue. «Contiamo che il Governo proceda alla necessaria infrastrutturazione idraulica del territorio, pur nel rispetto delle compatibilità ambientali e paesaggistiche».
Ad evidenziare il paradosso è soprattutto il fiume Po, oggi al di sopra della media ad ogni rilevamento da Torino a Pontelagoscuro; eppure, come ha evidenziato l’Autorità di distretto, basterà qualche settimana senza precipitazioni per cadere in una situazione di criticità.
«Oggi sarebbe quantomai necessario poter disporre di quei bacini, che creerebbero utili riserve d’acqua, trattenendo contestualmente quelle ondate di piena, tornate a far paura in alcune realtà e che sono state meglio controllate, laddove si sono potute allagare aree a ciò deputate. Purtroppo, esperienze troppo limitate» aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.
Positiva permane la condizione dei grandi laghi: tutti sopra la media, ad eccezione del lago di Como leggermente inferiore; conseguentemente, pur fra alti e bassi, sono sostanzialmente in media anche i principali fiumi della Lombardia: Brembo, Ticino, Adda, Mincio, Chiese.
Nel Veneto, è in ripresa il fiume Adige, così come Bacchiglione e Brenta, mentre Piave e Livenza sono ai livelli massimi da 4 anni in qua. Se in Piemonte solo il fiume Tanaro pare godere delle maggiori piogge di maggio (Dora Baltea e Stura di Lanzo hanno portate inferiori allo scorso anno), sono in forte ripresa idrica i corsi d’acqua dell’Emilia-Romagna, dove solamente il Secchia rimane sotto media, pur riducendo fortemente il divario.
Restano deficitarie rispetto all’ultimo quinquennio anche le dighe delle Marche: negli invasi, nonostante le recenti piogge, si sono accumulati solo 500.000 metri cubi d’acqua in più, facendo registrare una disponibilità complessiva (poco meno di 49 milioni di metri cubi), inferiore anche al 2017 siccitoso. In Umbria, maggio si segnala invece come il mese meno piovoso (mm. 36,93) del recente quinquennio.
Diversa è la disponibilità idrica presente in Toscana che, pur in calo, si mantiene superiore al 2017, nonostante maggio abbia segnato un calo delle precipitazioni mediamente attorno al 40%, seppur con forti differenziazioni fra aree geografiche.
In Sardegna, i bacini sono pieni oltre l’88% della capienza con il record dell’invaso del Liscia, riempito al 99%. Resta migliore del 2019 la situazione del lago di Bracciano nel Lazio, mentre non si può dire altrettanto dei principali fiumi della Campania: sia Volturno che Sele sono deficitari rispetto al biennio scorso.
Al Sud, solo le disponibilità idriche della Calabria paiono essersi positivamente stabilizzate, mentre continuano inesorabilmente a calare i livelli dei bacini di Puglia (-102, 23 milioni di metri cubi rispetto al 2019) e Basilicata (-76,73 milioni di metri cubi rispetto allo scorso anno).