In Italia ci sono 90 bacini idrici, la cui capacità (697.775.190 metri cubi) è ridotta di oltre il 10% perché interriti; per la loro pulizia si stima un costo di quasi 291 milioni di euro, capace di garantire circa 1.450 posti di lavoro: è questo uno dei dati ricompresi nel Piano di efficientamento della rete idraulica italiana, presentato a Roma dall’Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue.
Non è questo, però, l’unico dato sorprendente fornito dal Piano di progetti definitivi ed esecutivi (iter burocratico espletato ed in attesa solo di finanziamento), redatto dai Consorzi di bonifica ed irrigazione italiani: nel Paese, infatti, ci sono 16 bacini incompiuti (capacità complessiva: mc 96.015.080), per il cui completamento servono circa 451 milioni di euro, che attiverebbero 2.258 posti di lavoro.
«Da questi dati – dice Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – emerge chiaramente come mettere a regime l’esistente debba essere un obbiettivo prioritario per il Paese».
Al proposito, il Piano Anbi presenta anche 729 progetti per opere di manutenzione straordinaria sulla rete idraulica italiana e indica la possibilità di realizzare rapidamente 23 nuovi bacini di accumulo idrico (capacità: mc. 264.493.800) per un investimento di oltre 1 miliardo e 230 milioni di euro con 6.154 nuovi posti di lavoro.
Il Piano Anbi per l’efficientamento della rete idraulica del Paese prevede complessivamente investimenti per 4,3 miliardi con oltre 21.000 unità lavorative da impiegare.
«Il nostro Piano – dice il presidente di Anbi Francesco Vincenzi – è un concreto contributo, che offriamo al Governo nel quadro del Green New Deal, uno dei paradigmi degli interventi finanziabili dal Recovery Fund e i cui tempi sono dettati dai cronoprogrammi europei: istruttorie completate entro il 2023, conclusione e rendicontazione dei lavori entro il 2026.