In Italia il settore biologico continua a crescere in termini di superfici e operatori. Sono 2,4 milioni gli ettari coltivati (+ 7,5%) con un’incidenza media sulla Sau totale prossima al 19% (quasi un campo su cinque) e ben oltre 92.000 gli addetti, 83.000 le aziende, quasi il 10% in più rispetto a quattro anni fa. Eppure, il peso del biologico nella Gdo è fermo al 3% per un giro d’affari sui 2,1 miliardi di euro.
Per questo Anabio, l’associazione di Cia-Agricoltori Italiani per la promozione del settore, nella recente assemblea ha messo a punto un memorandum per rilanciare l’agricoltura biologica che prevede sei interventi:
- procedure di certificazione più snelle;
- campagne informative e di comunicazione per incentivare i consumi;
- meno burocrazia nella fase di conversione al biologico e in quella di mantenimento;
- sgravi fiscali per i produttori bio;
- uniformità in Europa riguardo a produzione, commercializzazione e controlli nel comparto;
- maggiori sostegni a ricerca, innovazione e formazione per il settore.
«Dobbiamo fare di più e tutelare il podio europeo del biologico made in Italy anche sul fronte dei consumi – ha detto il presidente nazionale di Anabio-Cia, Giuseppe De Noia-. La crescita del mercato interno deve superare e consolidare la doppia cifra (+9% nel 2023). Per questo bisogna accelerare con il Piano d’azione nazionale per il bio e fare la differenza, soprattutto con iniziative concrete e mirate che diffondano in modo più organico e capillare, corrette informazioni sul valore delle produzioni biologiche».