«Nel ferrarese è sempre più emergenza nutrie. Bisogna intervenire prima che i danni alle colture e il rischio idrogeologico aumentino, per non parlare degli incidenti anche gravi, accaduti ad agricoltori e automobilisti.» A lanciare l’allarme, comune in tutta Italia, è Franco Dalle Vacche, presidente del Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara, nel cui comprensorio si possono stimare circa 500.000 nutrie, quasi il doppio dei cittadini dell’intera provincia e diventate un autentico pericolo per le produzioni agricole, l’incolumità pubblica, la tenuta arginale dei corsi d’acqua, ma anche per la circolazione stradale.
Ancor più preoccupante è l’innalzamento del rischio idraulico, che incombe su tutta la comunità per il pericolo di crollo degli argini, causato dalla presenza delle tane; è quindi indispensabile che non venga pregiudicata la sicurezza delle centinaia di migliaia di chilometri di alvei, che innervano idraulicamente l’Italia.
Per questo, l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e della acque irrigue (Anbi) chiede che, anche in questo momento di emergenza sanitaria, non si abbassi la guardia sul contenimento di tali animali, il cui numero è cresciuto esponenzialmente per le condizioni favorevoli di un inverno mite; per altro, le attività di controllo, fortemente diminuite in questo periodo, non prevedono controindicazioni al rispetto delle normative sul distanziamento sociale.
«Una situazione preoccupante in qualsiasi contesto, ma soprattutto per territori come quello ferrarese che, per il 44%, è sotto il livello del mare con punte fino a quattro metri di depressione e la cui vita è dovuta al delicato equilibrio idraulico, garantito dai Consorzi di bonifica – commenta Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi – La riparazione dei danni causati dalle nutrie è una voce, che diventa sempre più onerosa nei bilanci degli enti consortili.»