Le agroenergie possono avere un ruolo determinante per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo ma anche offrire una risposta concreta al fabbisogno energetico delle imprese e del Paese e ai rincari causati dal conflitto in Ucraina. Per far cogliere però alle imprese agricole questa opportunità è indispensabile snellire la burocrazia, semplificare norme e iter autorizzativi. È quanto emerso dal convegno del 28 aprile al Mipaaf «Biogas e biometano: la risposta agricola alla crisi energetica».
Nel convegno sono emersi i passi avanti fatti dal biogas, che oggi esprime in agricoltura l’80% del suo potenziale: con 1.734 impianti e 12.000 addetti, il primario produce oltre 1.000 MW utilizzando oltre 40 milioni di tonnellate di biomasse agricole (il 60% da effluenti zootecnici e il 30% da culture).
Il potenziale del biometano è invece rimasto purtroppo ancora inespresso. Le lungaggini dei tempi autorizzativi hanno portato a svilire il decreto 2018: a fine 2021 gli impianti entrati in funzione hanno prodotto 147 milioni di Sm3 (circa il 13% del target di oltre 1 miliardo, ndr); 33 sono gli impianti in esercizio su 104 richieste di qualifica, il 25% oggetto di riconversione. Oggi solo il 10% della produzione di biometano è agricola, ma la riconversione degli impianti può giocare, col Pnrr, un ruolo chiave: attraverso le politiche di riconversione potremmo arrivare a oltre 900 impianti di biometano da attività agricola e forestale.
Fondamentale nel percorso di sviluppo, anche secondo le associazioni agricole e Legambiente, saranno la semplificazione normativa e una rapida emanazione del decreto biometano e delle procedure applicative.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 17/2022
Agroenergie, una grande opportunità frenata da burocrazia e norme complesse
di I. Koeppen L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale