Agriturismi & C., alla ripartenza meglio fare da sé

Le aziende dovranno cercare di raggiungere nuova clientela, oltre che curare con maggiore attenzione quella abituale, proponendo sia incentivi tariffari, sia nuovi programmi escursionistici, enogastronomici e didattici

I dati sul movimento turistico (agriturismo compreso) nel 2020 a confronto col 2019 sono severi: -59% per gli arrivi e -53% per i pernottamenti; gli stranieri (-75% e -70%) sono andati nettamente peggio degli italiani (-44% e -36%). Numeri specifici sull’agriturismo non sono ancora disponibili, ma essendo negli ultimi anni la quota di stranieri ospiti delle nostre fattorie superiore rispetto alla generalità del turismo (pernottamenti 58% contro 50%), è presumibile che la flessione del settore sia stata più marcata di quella della generalità del turismo. La situazione è pesante, tanto più considerando che nel primo trimestre del 2021 non sembrano essersi manifestati segnali di ripresa rispetto agli ultimi mesi del 2020, e che il rallentamento delle vaccinazioni anti Covid non offre certo buone prospettive per il ripristino della sicurezza dei viaggi verso l’Italia anche nella prossima stagione estiva. Per l’atteso ritorno a una, sia pur relativa e ancora incerta, normalità dovremo presumibilmente aspettare le vacanze di fine anno 2021 o la primavera del 2022. Ancora più critico è l’andamento delle attività di fattoria didattica, praticamente azzerate a  causa delle frequenti e diffuse sospensioni della didattica «in presenza» nelle scuole che ha impedito la programmazione delle visite didattiche in fattoria.

In un’audizione parlamentare del 16 marzo scorso, il neoministro del turismo, Massimo Garavaglia, ha indicato nella ripresa del turismo già dall’estate prossima l’obiettivo prioritario da perseguire, puntando soprattutto, in collaborazione col Ministero della salute, sulla sicurezza sanitaria, con l’ipotesi di introdurre, d’intesa con l’Unione europea, l’obbligo di un «passaporto sanitario» per i turisti, che attesti l’eseguita vaccinazione anti Covid.  Garavaglia si è soffermato anche su altri temi: il rafforzamento patrimoniale delle imprese; la riqualificazione dell’offerta con il miglioramento e la diversificazione dei servizi; le azioni mirate per lo sviluppo dei diversi «turismi» (balneare, montano, città d’arte, borghi, termale, ecc.), dimenticando peraltro di citare, nel suo lungo elenco di segmenti, l’agriturismo e l’enogastronomico; lo sviluppo della digitalizzazione. In generale, tuttavia, il ministro ha parlato di macroprogetti realizzabili nel lungo periodo, senza prospettare interventi immediati di sostegno al mercato, come campagne pubblicitarie verso l’estero o incentivi economici per i turisti stranieri, come furono in passato (anni 70 e 80) i «buoni benzina» per ridurre le spese di viaggio in Italia degli ospiti non italiani. D’altra parte, sulla ripartenza dell’agriturismo, che «valeva» prima della pandemia un fatturato annuo di circa 2 miliardi di euro, dice poco o niente anche il Ministero delle politiche agricole, che pure ha competenza prevalente in materia, essendo l’agriturismo attività agricola connessa. Non risulta che l’apposito Comitato consultivo di settore operante presso il Ministero (peraltro inattivo da tempo), abbia affrontato il problema prospettando iniziative, eventualmente concertate col Ministero del turismo.

Cosa fare

In questo contesto politico, ricco di buone intenzioni ma ancora povero di soluzioni concrete, gli agricoltori dovranno soprattutto fare da sé. Innanzitutto tenendo vivi i rapporti con la clientela abituale, informandola puntualmente (sito internet aziendale, newsletter) su nuovi programmi di ospitalità agrituristica legati, in particolare, all’enogastronomia, all’escursionismo naturalistico, ai luoghi «minori» della cultura. Sarà anche da perfezionare la presenza della propria azienda sulle piattaforme internet di promozione e prenotazione, tagliando i «rami secchi» (quelli cioè che producono scarsi «ritorni» economici) e affinando/aggiornando la presentazione sulle piattaforme più efficaci. Più che mai sarà poi importante la tempestività e la cura nelle risposte a richieste di informazioni, da parte di vecchi e, soprattutto, nuovi clienti.

D’altra parte, siccome a breve la pandemia Covid persisterà, si dovrà prestare molta attenzione nel rassicurare i potenziali ospiti, sottolineando come in agriturismo ci sono ampi spazi aperti per relativamente pochi ospiti a garanzia del non verificarsi di «assembramenti» pericolosi, e comunque restano in vigore procedure aziendali di sicurezza sanitaria supportate dalla fornitura agli ospiti dei relativi presidi (mascherine, disinfettanti, ecc.). Medesima strategia di ripresa per le fattorie didattiche: comunicazione costante con le scuole prospettando nuovi programmi didattici, e rassicurazione sull’attuazione delle procedure di prevenzione sanitaria. Ammesso che le scuole possano riattivare la didattica «in presenza» e i viaggi di studio.

 

Articolo pubblicato su L”Informatore Agrario n. 12/2021
Agriturismi & C., alla ripartenza meglio fare da sé
di G. Lo Surdo