Cos’è l’agricoltura rigenerativa? È la domanda alla quale si è tentato di rispondere il 29 gennaio scorso a Verona nell’ambito della manifestazione Fieragricola TECH con il convegno organizzato da L’Informatore Agrario in collaborazione con l’ente fieristico scaligero.
È toccato ad Amedeo Reyneri, dell’Università di Torino, evidenziare che ancora non esistono riferimenti chiari nei documenti ufficiali dell’Unione all’agricoltura rigenerativa che tuttavia è già ben radicata in termini di pratiche di campo in molti imprenditori agricoli. Si tratta in buona sostanza – come ha precisato Giuseppe Corti direttore del CREA Agricoltura e Ambiente – di una serie di comportamenti che vanno dalla riduzione dell’impatto delle lavorazioni sul suolo per limitarne compattamento ed erosione, all’attenzione al contenuto di sostanza organica, fino all’adozione di corrette rotazioni e all’utilizzo di fertilizzanti di origine organica e di biosoluzioni per la difesa al fine di rafforzare la resilienza delle coltivazioni.
L’agricoltura conservativa – ha precisato Corti – è l’applicazione in campo della conoscenza, pertanto, seppure esistono obiettivi precisi e comuni non esiste una ricetta precostituita universalmente valida per raggiungere queste finalità: le pratiche devono essere calibrate in base alle caratteristiche dell’ambiente pedoclimatico nel quale insiste il fondo e agli obiettivi imprenditoriali. Certo è che l’agricoltura rigenerativa non può prescindere delle acquisizioni scientifiche, dall’innovazione tecnologica e dalle opportunità offerte dal mercato.
Tra queste il carbon farming – ha detto Alessandra Pesce – sembra coniugare in modo esemplare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale. I lavori per rendere operativo il Registro nazionale dei crediti di carbonio generati dalla selvicoltura e dall’agricoltura procede, ma richiederà ancora tempo prima di entrare nell’operatività