Zavorrare il trattore è un metodo molto diffuso, economico e pratico per incrementare la capacità di trazione e la stabilità.
Questi due obiettivi, entrambi fondamentali per ottimizzare le lavorazioni, richiedono un’attenta distribuzione dei pesi (e quindi una diversa collocazione delle zavorre) rispetto al baricentro del trattore.
L’aderenza, intesa tecnicamente come la capacità di trazione (o tiro) del trattore, dipende sostanzialmente da due fattori: il peso aderente (quindi la parte di peso della macchina che grava sull’asse o sugli assi motori) e l’efficacia del contatto tra il terreno e gli organi di propulsione (pneumatici o cingoli).
La stabilità dell’insieme trattore-attrezzatura è invece la più importante condizione richiesta affinché le lavorazioni di campo e ancor più i trasferimenti avvengano in sicurezza. In questo caso, la stabilità dipende dalla distribuzione delle masse e dai momenti delle forze generate.
In particolare, secondo il Codice della strada, al fine di garantire una circolazione su strada pubblica in condizioni di sicurezza, occorre garantire sull’asse sterzante almeno il 20% della massa globale che agisce sul trattore, compresa quindi la massa di un’eventuale operatrice portata all’attacco a 3 punti o l’eventuale componente che si scarica sul gancio di traino di una trainata.
Tipologie di zavorre
A valigetta
Sono le più popolari, di solito applicate anteriormente ai trattori di piccola-media potenza, su appositi supporti portazavorre (spesso loro stessi in ghisa, per incrementare l’entità della zavorratura).
La massa di ogni singolo elemento varia solitamente tra 15 e 40 kg, e prevede una maniglia nella parte superiore, per consentirne l’applicazione manuale in serie, senza l’ausilio di mezzi meccanici. Uno o più lunghi bulloni assicurano il fissaggio tra loro dei singoli elementi.
Monolitiche
Per trattori di potenza medio-alta, è ormai diffusa l’adozione della cosiddetta zavorra «monolitica» che, come suggerisce il nome, è un unico blocco di massa variabile (anche fino a 2.500-3.000 kg), da alloggiare su un supporto dedicato oppure, più modernamente, direttamente all’attacco a 3 punti del sollevatore anteriore del trattore (o posteriore, nel caso di montaggio contestuale del caricatore frontale), tramite perni e bracci di opportuna robustezza.
Le zavorre monolitiche possono talvolta essere anche accoppiate tra loro, sempre mediante perni di sicurezza.
Ad anello
Se le zavorre a valigetta e quelle in blocco monolitico sono di solito collocate a sbalzo rispetto agli assi del trattore, quelle ad anello (sempre in ghisa o talvolta in acciaio) devono essere fissate in modo concentrico, anche in serie, ai cerchi delle ruote posteriori (e talvolta anche anteriori) tramite una serie di bulloni dedicati. Poiché la masse in gioco in questo caso sono notevoli, per la loro gestione è sempre necessario un adeguato supporto meccanico.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 25/2021
Quando e perchè è utile zavorrare il trattore
di D. Pessina e D. Facchinetti
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