Nel panorama agricolo nazionale, le coltivazioni specializzate hanno un notevole impatto, sia dal punto di vista produttivo sia economico. Tra queste, quelle arboree sono spesso impiantate a file, con sesti che tradizionalmente sono piuttosto stretti, una peculiarità questa che costringe all’impiego di macchine specifiche, soprattutto dal punto di vista degli ingombri.
I trattori da frutteto e vigneto hanno quindi una minore larghezza complessiva, e quindi carreggiate più strette, rispetto a quelli da campo aperto, e devono essere in grado di assicurare al contempo un’elevata maneggevolezza, per poter transitare agevolmente anche negli spazi più angusti, capezzagne comprese. Peraltro, il 42% del territorio italiano è collinare e il 35% montagnoso; molte produzioni agricole specializzate si svolgono proprio in questi contesti, e la relativa meccanizzazione ne ha dovuto tenere debito conto.
Criteri di scelta
Non è infatti un caso che proprio in Italia hanno avuto una progressiva diffusione i trattori specializzati cosiddetti «isodiametrici», per sottolineare la peculiarità di queste macchine di essere equipaggiate con 4 ruote pneumatiche del medesimo diametro. Tuttavia, le caratteristiche distintive degli isodiametrici sono il baricentro più basso rispetto ai modelli convenzionali e la tipica distribuzione del peso a vuoto – 60% sull’asse anteriore e 40% su quello posteriore – grazie alla particolare collocazione del motore, a sbalzo in avanti. Ciò comporta un miglior equilibrio generale del cantiere quando l’operatrice è collegata posteriormente, e quindi una buona stabilità nelle lavorazioni su terreni particolarmente declivi.
In ogni caso, il trattore specializzato tradizionale, con le ruote posteriori di diametro maggiore rispetto a quelle anteriori, non è certo scomparso dal mercato. Anzi, rimane tuttora la tipologia più venduta, quella dove si concentra da parte dei costruttori una più intensa attività di ricerca e sviluppo, che si traduce nell’introduzione di tecnologie evolute con una frequenza maggiore rispetto a ciò che avviene per gli isodiametrici.
Sul mercato, quindi, attualmente coesistono validamente entrambe le tipologie, poiché l’offerta deve soddisfare logicamente la domanda. In altre parole, ciò significa che entrambe le architetture denotano caratteristiche peculiari che le rendono adatte a lavorare in situazioni differenti. In linea generale, rispetto agli isodiametrici di pari potenza, i modelli tradizionali sono più grandi e pesanti; ciò però non rappresenta necessariamente un problema, perché in tal caso la capacità di trazione (quando serve) è superiore, mentre il comfort per l’operatore è migliore, in quanto può disporre di maggior spazio e di dotazioni esclusive. Il più alto volume a disposizione permette anche l’installazione di serbatoi del combustibile più capienti, a tutto vantaggio dell’autonomia operativa.
Tratto dall’articolo in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 18/2020
Trattori da vigneto e frutteto, tradizionali o isodiametrici
di D. Facchinetti, D. Pessina
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