Quando si entra in uno dei padiglioni più importanti di una fiera internazionale di meccanica agraria e si nota un’ampia superficie dedicata alle macchine agricole d’epoca, prende immediatamente un senso di delusione.
Senza nulla togliere all’importanza che hanno avuto i mezzi storici per l’agricoltura del passato, in una fiera come il Sima di Parigi (6 -10 novembre), quella posizione, così ambita negli anni d’oro, ci saremmo aspettati di trovarla occupata da un costruttore big del settore. Aggiungiamo che non sono passati inosservati, a quanti frequentano questa fiera da decenni, gli spazi vuoti all’interno dei padiglioni, riempiti con tavoli, sedie e aree relax.
Certo, bisogna anche capire le difficoltà degli organizzatori di Comexposium e Axema che hanno posizionato la manifestazione in diretta concorrenza temporale con il salone Eima International (Bologna 9-13 novembre), spinti anche dalla necessità di trovare un periodo migliore per le trattative commerciali dei costruttori rispetto alla fine di febbraio, quando ormai i giochi sono quasi fatti.
Anche la scelta di cassare in toto il salone Simagena, dedicato alla genetica e all’esposizione dei bovini e al relativo mondo delle attrezzature e degli impianti, è sembrata controproducente.
La combinazione di queste mosse ha ridotto drasticamente la superficie espositiva del salone, passata da 7 a 4 padiglioni e ha fatto crollare il numero degli espositori, scesi dai 1.800 del 2019 ai poco più di 1.000 di quest’ultima edizione, e soprattutto quello dei visitatori, precipitato da 230.000 a 153.000 con una riduzione anche degli arrivi dall’estero, calati dal 25 al 18% sul totale degli ingressi (tutti dati forniti dagli organizzatori nel comunicato stampa conclusivo).
Arrivati a questo punto è evidente la necessità di una profonda riflessione a Parigi tra Comexposium e Axema per trovare la via migliore per provare a ripartire. Secondo i dati dell’associazione francese che riunisce i costruttori di macchine agricole (Axema), il mercato francese di settore dovrebbe raggiungere quest’anno il valore di 7,7 miliardi di euro, con una crescita stimata del 10%; una piazza quindi molto interessante per tutti gli operatori del settore.
Il Sima infatti è sempre stato un punto di incontro importante, sebbene nelle ultime edizioni la sua stella si sia un po’ appannata, anche a causa della fortissima crescita di saloni come Agritechnica di Hannover ed Eima International di Bologna. Situazione che ha costretto gli espositori a fare delle scelte, imitate piano piano negli anni anche dai grandi «buyer» mondiali.
A Parigi abbiamo visto il pubblico concentrarsi maggiormente presso gli spazi allestiti dai grandi costruttori che hanno proposto il meglio della loro tecnologia. Una nota distintiva della rassegna è stata senza dubbio la dimensione e capacità di lavoro delle attrezzature proposte dalle aziende; implements per un’agricoltura da praticare su grandi superfici come possono essere quelle del Nord e dell’Est Europa.
Sul fronte dei sistemi di digitalizzazione, elettrificazione applicata soprattutto alle attrezzature, sulla distribuzione controllata dei mezzi tecnici e sulla proposta di motorizzazioni ibride e full-hybrid l’offerta è stata all’altezza della richiesta del mercato che tende sempre più verso queste specifiche.
Un capitolo a parte meritano i «villaggi» della robotica e delle start-up, aree sulle quali la manifestazione francese sta investendo già dall’edizione 2019 e che promettono una forte crescita nei prossimi anni.
Questi sono i punti sui quali, a nostro modesto avviso, gli organizzatori dovrebbero concentrarsi, trovando anche il coraggio di confrontarsi apertamente con le aziende che «guidano» i mercati, in ogni settore merceologico, per capire quanto sostegno potranno garantire al Sima nelle prossime edizioni.
Allo stesso tempo servirà una forte azione di comunicazione verso aree del mondo con mercati emergenti e ancora da sondare. A Parigi domanda e offerta devono ritrovarsi, altrimenti il destino di Sima sarà quello di chiudersi sempre più sul mercato interno, ma 100 anni di storia meritano invece una rinascita con un sterzata, anche brusca, da fare subito.
Marco Limina
L’articolo completo sarà pubblicato sul n. 12/2022 di MAD Macchine Agricole Domani e disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale