Recentemente abbiamo visionato un cantiere votato alla performance operativa: l’aratro Ovlac Mini SF 12+2 (14 corpi) reversibile per l’aratura fuori solco.
L’aratura è la pratica di lavorazione del terreno più diffusa in Italia, spesso eseguita nella variante profonda, che comporta grandi investimenti in attrezzature, tempo, carburante e usura. La necessità di ridurre i costi imputabili alla preparazione del letto di semina e contemporaneamente mantenere la superficie del terreno sgombra da residui per favorire gli interventi di diserbo meccanico, ha spinto molti costruttori di aratri a proporre modelli adatti all’aratura superficiale, da sempre diffusa in Nord Europa, ma che ha ultimamente ha ripreso l’interesse in Italia.
L’azienda Ovlac, specializzata nella costruzione di aratri in acciaio speciale, propone oltre ai modelli convenzionali, una serie dedicata all’aratura superficiale. Questo autunno abbiamo provato, presso l’azienda agricola S. Ilario a Giare di Mira (Venezia), attiva nel settore delle biomasse, il modello a 14 vomeri con larghezza di lavoro di 5,5 m e profondità massima di 20 cm, accoppiamento con il John Deere 9620 RX, 620 CV di potenza e 27 t di peso.
L’aratro Ovlac Mini SF 12+2 è composto da una trave principale reversibile a cui sono imbullonate le buri dei 14 corpi, e da una seconda parte che collega l’attacco a tre punti con la ruota di profondità/trasporto. Il collegamento fra le due parti del telaio avviene tramite le componenti strutturali in cui sono alloggiati i due perni di ribaltamento, uno anteriore e uno posteriore. Queste componenti formano complessivamente una struttura trapezoidale, deformabile tramite un martinetto idraulico nella parte centrale della macchina, in prossimità della ruota di trasporto.
Il sistema reversibile è composto da due pistoni a singolo effetto con stelo telescopico collegati al telaio tramite bielle, per esercitare pressione solo in fase di spinta tramite l’appoggio sulla vite di regolazione. L’impiego del ribaltamento durante la manovra permette l’aratura alla pari. L’aratro ha una massa di circa 4.586 kg.
La luce libera dal telaio si attesta a 70 cm, mentre la luce minima tra due elementi consecutivi (suola e vomere del corpo successivo è di 32,5 cm; mentre la distanza (passo) tra i corpi è di 66 cm. La larghezza di lavoro di ogni corpo è di circa 38,5 cm, a eccezione della distanza dal primo al secondo corpo che è risultata di 32 cm.
L’aratro, realizzato dal costruttore iberico Ovlac con sede a Palencia, 250 km a nord di Madrid, importato e distribuito in Italia dalla ditta Gierre srl di Aielli (L’Aquila) – per il Nord-est la distribuzione viene eseguita dalla società Simed con sede a Padova.
La prova, con le caratteristiche tecniche e le impressioni del tester, è pubblicata sul n. 12/2023 di MAD – Macchine agricole domani.
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