In occasione dell’Assemblea annuale di FederUnacoma, dello scorso 28 giugno a Varignana (Bologna) si è parlato oltre di scenari geopolitici anche di dati di mercato delle macchine agricole in quanto la crisi economica determinata dalla guerra minaccia anche il comparto agromeccanico e rischia di frenare un mercato in fase di espansione.
Uno sguardo al mondo
Nel 2021, le vendite a livello globale di trattrici hanno raggiunto un totale di 2 milioni 485 mila unità con un valore stimato della produzione mondiale delle macchine agricole di 144,9 miliardi di euro (dei quali quasi il 10% – 14 miliardi, generati dal comparto italiano), con una crescita complessiva del 13,2% rispetto all’anno precedente. Gli indici particolarmente positivi sono stati registrati nel mercato indiano (+28% a fronte di oltre un milione di unità immatricolate), in quello statunitense (+10,5% in ragione di 317 mila unità) e in quello dell’Europa comunitaria (+16% con 215 mila unità).
In Italia il mercato tiene
In Italia dopo le straordinaria performance registrate nel 2021 con 24.400 trattori immatricolati (+36%) il mercato fa segnare una flessione dell’immatricolato nei primi 5 mesi dell’anno in corso, in tutte le tipologie di macchine, ad eccezione delle mietitrebbie che segnano un attivo di 2,3 punti percentuali. I cali dei primi 5 mesi rispetto alla stesso periodo dello scorso anno sono stati dell’ordine del:
- -11% (9.182 mezzi) per le trattrici;
- -13,9% per le trattrici con pianale di carico;
- -9% per i rimorchi;
- -24,3% per i sollevatori telescopici.
Malgrado le flessioni, il trend resta elevato: le trattrici evidenziano ad oggi un livello di vendite comunque superiore del 13% rispetto alla media degli ultimi quattro anni.
Nell’analizzare l’andamento del mercato, il Presidente Alessandro Malavolti ha spiegato come il passivo nelle immatricolazioni di macchine agricole debba essere interpretato come “flessione tecnica”, vale a dire non determinata da un reale calo della domanda, ma piuttosto dai ritardi nella catena di fornitura di componenti, essenzialmente di natura elettronica (centraline, sensori, ecc.) che hanno impedito alle case costruttrici, in presenza di un elevato numero di ordinativi, di ultimare le macchine e rispettare i ritmi di consegna.
La problematica che sta preoccupando maggiormente il comparto agromeccanico, ha spiegato Malavolti, è la gestione dell’aumento incontrollato dei costi (energia, materie prime e componenti) in parte assorbiti dai costruttori ma in parte fatti ricadere su listini con ritocchi per il 2022 anche del + 10, +15%, senza contare l’incremento avvenuto nello scorso anno del 3-4%. In assenza di adeguate misure di sostegno per gli investimenti in nuove tecnologie, la domanda di macchine e attrezzature agricole nel 2023 potrebbe subire un pesante rallentamento. Il conflitto Russo-Ucraino sta poi portando i costruttori a sondare le potenzialità di nuovi mercati come quello africano e sud-americano.