Oltre 132mila visitatori, dei quali il 15% provenienti dall’estero, 900 aziende espositrici da 20 nazioni, 67mila metri quadrati netti di superficie occupata dagli stand, delegazioni commerciali da 30 Paesi, 800 capi di bestiame e 130 convegni tecnici in calendario; ecco tutti i numeri della 114ª Fieragricola di Verona, svoltasi dal 29 gennaio all’1 febbraio scorsi nel quartiere fieristico di VeronaFiere.
Protagonista assoluta la filiera dell’agricoltura che ha richiamato visitatori da tutta Italia, con un sensibile aumento dal sud e dal nord ovest del Paese. Dieci i padiglioni occupati, suddivisi tra i settori della meccanizzazione, zootecnia, mangimistica, colture specializzate, energie rinnovabili, agrofarmaci, fertilizzanti e sementi, con il potenziamento delle aree per avicoltura, allevamento dei suini e zootecnia da latte.
Tutto bene, apparentemente, ma ora bisognerà attendere che la sensazione di inebriante successo respirata tra gli stand sedimenti e si concretizzi, nel medio periodo, anche nei bilanci di tutti gli attori che hanno calcato il palcoscenico della rassegna. Tutti si aspettano questo dalle quattro giornate di Verona, altrimenti sarà stato solo un bellissimo momento di festa e di incontro, una dimostrazione di forza fine a se stessa.
Il tempo darà le risposte tanto attese perchè oltre ai numeri, dei quali andare ovviamente orgogliosi, questa edizione di Fieragricola ha centrato un altro obiettivo: ha messo davanti allo specchio un settore primario carico di potenzialità ma frenato nel suo sviluppo da problemi, interni ed esterni ai nostri confini, dei quali i politici presenti a Verona, hanno promesso di occuparsi.
Tra le priorità da affrontare l’emergenza cimice asiatica, che nella scorsa stagione in Italia ha causato danni per oltre 700 milioni di euro ma che è un problema che va discusso a livello europeo, il ruolo del nostro Paese e in particolare degli agricoltori nel “Green New Deal” l’agenda verde per i prossimi anni, fortemente sostenuta dalla nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen e per restare ai temi di casa nostra l’imminente presentazione al Parlamento e alle organizzazioni di settore del “Collegato agricolo”, che avrà come aree di intervento la semplificazione, la competitività, la qualità e la tutela del consumatore, del lavoro agricolo e della pesca.
Sul fronte della meccanica agraria abbiamo chiuso un 2019 senza sussulti, le immatricolazioni di trattori sono state 18.579, con un lievissimo incremento dello 0,7% rispetto al 2018, mentre il mercato attorno a noi ha galoppato, specialmente in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Inoltre da segnalare in Italia il continuo aumento dell’acquisto di usato che ha sfiorato nel 2019 le 40.000 unità, + 5,9% sull’anno precedente.
Il 2020 dovrebbe essere l’anno dei decreti attuativi per la “benedetta” revisione che dovrebbe poi partire il 30 giungo del 2021 per le macchine immatricolate entro il 31 dicembre del 1983. Staremo a vedere se dopo tante promesse sarà la volta buona. Per il momento molto interesse, anche tra il pubblico di Fieragricola, ha suscitato il provvedimento contenuto nell’ultima legge di bilancio che ha modificato i regimi di aiuto del super e iper ammortamento, istituiti nel 2017, trasformandoli in crediti di imposta per aumentare la modernizzazione, l’efficienza e la produttività delle imprese italiane.
La forza di Fieragricola è la sua formula trasversale ormai affermata e che rende inutile, anzi dannoso, ogni tentativo di confronto con altre manifestazioni fieristiche in Italia e oltre confine. Non c’è alcun dubbio, la rassegna veronese ha la capacità di catturare l’attenzione dell’agricoltore italiano e di tutto il mondo che ruota attorno all’azienda agricola ma da Verona è salita anche una forte provocazione, rivolta alla politica e alla filiera, affinchè tutti facciano la propria parte e lo specchio restituisca finalmente l’immagine di un settore unito e che crea valore.
Marco Limina