L’aumento del prezzo del gasolio si sta facendo sentire in maniera pesante anche sulle attività agricole con quotazioni che, giorno dopo giorno, salgono e pongono grandi interrogativi sulla sostenibilità del lavoro di agricoltori e contoterzisti, ultimi anelli della catena distributiva.
Il gasolio è tra le principali voci di spesa; il prezzo del litro di gasolio agricolo viaggiava a fine anno attorno agli 85 centesimi, mentre nelle rilevazioni di metà marzo lo si è pagato tra gli 1,55 e 1,65 euro nel veronese, 1,50 nel bresciano, 1,60 nel pescarese, 1,64 in provincia di Taranto e 1,45 nel grossetano e la tendenza all’aumento sembra confermata anche mentre scriviamo. Spesso, inoltre, le consegne sono contingentate per cercare di soddisfare le richieste di un maggior numero di clienti.
«Sono molto preoccupato – sottolinea il presidente di Cai Gianni Dalla Bernardina – perché i contoterzisti che eseguono il 70% delle lavorazioni agricole, sono le imprese che necessitano maggiormente di gasolio e in questo momento ci stiamo sobbarcando dei costi esagerati per la nostra attività. Si tratta di spese – spiega Dalla Bernardina – che dovremo caricare ai clienti finali e se il prezzo dei prodotti agricoli non sarà soddisfacente saranno davvero problemi seri.
«Inoltre – dice ancora il presidente di Cai – daremo indicazioni alle sezioni provinciali di fornire delle tariffe indicative di riferimento agli agricoltori che richiedono il lavoro, tariffe che ovviamente non potranno più essere annuali; l’aggiornamento dovrà essere almeno settimanale».
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2022
Volano i prezzi del gasolio agricolo, ma c’è chi specula
di M. Limina L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale