Momento intenso e commovente quello celebrato, l’11 dicembre scorso nella sala convegni G. Piana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, per ricordare il professor Romano Demaldè, docente di meccanica agraria, scomparso dopo una breve malattia, lo scorso 16 luglio all’età di 67 anni, esattamente 38 anni dopo la sua laurea, con il massimo dei voti, in scienze agrarie nello stesso ateneo.
L’incontro, voluto dal figlio Andrea e coordinato dal docente Ferdinando Calegari, si è aperto con l’intervento di Marco Trevisan, preside della facoltà di scienze agrarie, alimentari e ambientali che ha tratteggiato i caratteri salienti della figura di Demaldè, facendone emergere la figura di innovatore e di ricercatore appassionato. In chiusura del suo intervento Trevisan, ha letto una lettera di saluto inviata da Enzo Manfredi, titolare per lunghi anni della cattedra di meccanica agraria di Piacenza, che si avvalse per circa vent’anni, della collaborazione di Romano Demaldè come assistente.
Filo conduttore dei ricordi dei relatori sono stati la preparazione tecnico scientifica del professor Demaldè, la grande capacità di coinvolgimento nei confronti degli studenti e la sua bontà d’animo.
“Per me Romano non era soltanto un collega, era un amico – ha spiegato Ermes Frazzi, ex docente di costruzioni rurali– ci eravamo conosciuti alle scuole elementari, frequentavamo assieme l’oratorio e giocavamo a pallone, ci siamo persi e poi ritrovati all’università come studenti e successivamente come docenti”. Frazzi ha ricordato la grande passione di Romano per la meccanica agraria e la sua grande curiosità per tutte le novità del settore che lo spingevano a visitare le principali fiere specializzate in Italia e all’estero per tenersi sempre aggiornato.
Giancarlo Spezia, ingegnere piacentino, ha condiviso con Demaldè, per un anno, l’insegnamento del corso di meccanizzazione viticola e confermato le sue predisposizioni per l’innovazione, la comunicazione e la formazione. Assieme hanno firmato anche alcune pubblicazioni dedicate allo sviluppo della meccanizzazione in ambito viticolo. “Il suo aspetto – ha ricordato Spezia – faceva pensare ad una persona burbera ma in realtà capiva le situazioni, conosceva i suoi studenti e se poteva li aiutava facendo emergere la sua grande bontà”.
Francesco Zerbinati, giornalista esperto di meccanica agraria, ha ricordato che il suo primo incontro con il professor Demaldè fu nel ruolo di commissario esterno, in occasione del suo esame di maturità. Successivamente Zerbinati frequentò l’università Cattolica di Piacenza ed ebbe quindi modo di stringere un legame profondo con Demaldè. Una sintonia che proseguì anche durante i lunghi anni di collaborazione del professore con la casa editrice Edizioni L’Informatore Agrario dove Zerbinati era stato assunto per seguire la rubrica di meccanica. Assieme progettarono e organizzarono le prove in campo di trattori e mietitrebbie per il settimanale L’Informatore Agrario, con le valutazioni delle caratteristiche, e diedero un forte contributo alla nascita del mensile MAD Macchine Agricole Domani.
Marco Limina, giornalista di Edizioni L’Informatore Agrario, ha lavorato per oltre 15 anni con Demaldè come membro del team delle prove in campo e nell’organizzazione del programma editoriale di meccanica agraria per il mensile MAD. “Di Romano – ha detto Limina- ricordo con piacere la passione per il settore e la sua figura di professore completo, al quale non bastavano le aule universitarie per esprimersi; gli servivano infatti anche i grandi spazi delle nostre campagne per provare, di prima mano, e quindi capire tutta la tecnologia che l’industria del settore metteva a disposizione per gli agricoltori e i contoterzisti. Sono nati così – ha concluso Limina- e ora sono un patrimonio di tutti, i suoi innumerevoli articoli tecnici sulle prove di macchine agricole e gli approfondimenti, su temi specifici, che spesso arrivavano in redazione la domenica sera, perché quando una persona ama il proprio lavoro non guarda il giorno della settimana per farlo”.
Sono seguiti gli interventi di due ex studenti di Demaldè, Vito Prando e Luca Bonfanti che hanno sottolineato le doti umane del professore, unite alla sua grande predisposizione di formatore. Per entrambi si instaurò con il professore una conoscenza profonda e una collaborazione che proseguì anche dopo la laurea, perchè i rapporti veri e profondi non si sciolgono mai.
Andrea Demaldè ha concluso la mattinata con un breve intervento, durante il quale ha ripercorso la carriera di docenza del padre e rivelato anche qualche aspetto personale di un uomo buono, che ha contribuito in maniera profonda, con il suo lavoro, allo sviluppo e alla trasmissione delle conoscenze della meccanica agraria a generazioni di studenti, molti dei quali oggi, affermati imprenditori agricoli nelle campagne d’Italia.