Nessuna ulteriore deroga, almeno per ora, all’entrata in vigore, fissata per il 1° luglio scorso, dell’obbligo assicurativo per i veicoli agricoli non circolanti su strada. La vicenda, vale la pena ricordarlo, è iniziata con la direttiva dell’Unione europea n. 2118 del 24 novembre 2021, che ha introdotto diverse modifiche alle regole che disciplinano le assicurazioni dei veicoli, compresi quelli agricoli.
Per questi ultimi, in particolare, la direttiva prevede l’obbligo di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi anche quando il veicolo operi esclusivamente in aree private o sia fermo in rimessa, casi in precedenza esclusi all’obbligo assicurativo. Ora tale obbligo sussiste in quanto, prescindendo dalle modalità di circolazione, la macchina agricola è considerata mezzo di trasporto e come tale va assicurata. Dovranno inoltre essere assicurati anche i rimorchi, indipendentemente dall’essere o no agganciati a una motrice.
L’Italia ha recepito questa direttiva con il decreto legislativo n. 184 del 23 dicembre 2023, prorogando successivamente (decreto Milleproroghe 2024) al 30 giugno scorso, termine di entrata in vigore delle nuove regole. Scopo della proroga era, fra l’altro, ottenere chiarimenti dal Ministero dei trasporti su quale prodotto assicurativo le compagnie possano proporre agli agricoltori e ai rivenditori di trattori, rimorchi e macchine operatrici presenti nei propri piazzali. Una prima riunione si è svolta lo scorso 2 luglio.
Come fa notare Federacma (Federazione italiana delle associazioni nazionali dei commercianti di macchine agricole e delle Acma territoriali), l’obbligo riguarda dunque anche gli agricoltori, per tutti i mezzi attualmente senza obbligo di assicurazione (si stima che sarebbero circa 3 milioni) che operano esclusivamente nelle imprese agricole senza circolare su strade pubbliche. D’altra parte, le rappresentanze sindacali degli agricoltori esprimono forte contrarietà per l’obbligo di assicurare anche i mezzi che non circolano su strade pubbliche e chiedono al Governo di riflettere con maggiore attenzione sulla attuazione della direttiva UE 2021/2118, meglio definendo i parametri su cui stabilire gli obblighi assicurativi.
Il parco macchine agricolo italiano è fra i più vetusti in Europa: sono circa 1 milione i trattori registrati nell’archivio nazionale veicoli prima del 1983, e c’è da chiedersi, dal punto di vista tariffario, come si regoleranno le compagnie di assicurazione davanti a un mezzo neoimmatricolato, dotato dei più moderni sistemi di sicurezza, a confronto con uno ultratrentenne, privo in gran parte di tali sistemi.
Sono già trascorse, oltre il 30 giugno, le prime due decadi di luglio e la proroga del termine non è stata ulteriormente posticipata: gli emendamenti, a firma dei senatori Luca De Carlo e Giorgio Maria Bergesio, relativi all’obbligo assicurativo, previsti nel cosiddetto decreto Agricoltura (decreto legge 15 maggio 2024, n. 63, in corso di conversione in legge) erano già pronti, ma sono stati ritirati essendo stata posta la fiducia sull’approvazione del decreto. A questo punto si tratta di elaborare tempestivamente un nuovo provvedimento prevedendo una proroga di almeno altri 6 mesi (a dicembre 2024).
Giorgio Lo Surdo