«Facciamo un ultimo appello ai decisori politici per trovare soluzioni urgenti al problema della mancanza di manodopera nei campi. Non abbiamo più tempo, rischiamo che già dalle prossime settimane non arrivi il prodotto sugli scaffali».
Così il presidente di Alleanza cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri, torna sul tema della mancanza di centinaia di migliaia di lavoratori nelle campagne italiane.
«Noi avevamo indicato nella maggiore flessibilità del sistema dei voucher una possibile soluzione, abbiamo chiesto ripetutamente che forze lavoro di comparti attualmente fermi, dalla ristorazione al turismo, possano svolgere lavori stagionali di raccolta, abbiamo fatto ripetuti appelli affinché sia offerta la possibilità di lavorare anche ai percettori di reddito di cittadinanza, senza che venga tolto il sussidio. Nessuna di queste proposte ha ahimè trovato il consenso della politica».
«A fronte di tutti gli appelli caduti nel vuoto, non ci resta che richiamare alle proprie responsabilità i decisori politici – prosegue Mercuri – che stanno evidentemente sottovalutando non poco il problema della mancanza di manodopera nella campagna».
«A quanti si oppongono a una rivisitazione dei voucher noi ora chiediamo di indicarci quali siano le proposte alternative che propongono di mettere in campo. Ci diano soluzioni possibili e in tempi rapidi: in caso contrario, saranno loro ad assumersi la responsabilità morale e sociale degli scenari che potrebbero verificarsi».
«Sappiamo che la ministra Teresa Bellanova sta lavorando senza sosta in questi giorni ad aprire “corridoi verdi” per favorire l’ingresso in Italia dei lavoratori stranieri. Apprezziamo il suo impegno, ma la situazione nei campi purtroppo non migliora. Senza lavoratori nelle aziende agricole socie, le stesse cooperative saranno costrette a fermarsi: se non arriva il prodotto, a rischiare sono tutte le strutture di lavorazione, confezionamento e trasformazione con danni enormi a tutta la filiera».
«Il sistema del lavoro agricolo necessita di una rivisitazione complessiva che andrà fatta non appena sarà passata l’emergenza» conclude Mercuri. «Se è vero che ci sono ancora in Italia troppe aree di sommerso con migliaia di addetti privi di tutele previdenziali, è altrettanto vero che ci sono anche purtroppo migliaia di persone che decidono di fermarsi al monte annuo di 51 giornate lavorative preferendo il sussidio della disoccupazione anche quando di lavoro ce n’è tanto come in queste settimane».