Dopo meno di un’ora dall’apertura del «click day», il giorno destinato alla ricerca della manodopera extracomunitaria prevista del decreto flussi fissato al 27 marzo, le domande erano già più di 238.000, a fronte di una disponibilità di 82.000 posti.
Nonostante le organizzazioni agricole e molte aziende si fossero preparate nel migliore dei modi dal punto di vista tecnico, il sistema era già al collasso dopo pochi minuti. Dimostrando così, se ancora ce ne fosse bisogno, due cose: che l’agricoltura italiana, e non solo, ha bisogno di molta manodopera in più rispetto a quella concessa dai decreti flussi, e che il sistema del click day non è funzionale.
Su questo ultimo aspetto la Cia era già intervenuta settimane fa chiedendo almeno un paio di pre-aperture, ma l’appello è caduto nel vuoto.
Solo in Veneto le richieste per l’agricoltura erano di almeno 4.000 lavoratori ma, come dichiarato al Corriere da Alberto Bertin, direttore di Coldiretti regionale, ««mi riterrei fortunato se fossimo riusciti a ottenerne la metà. L’esito lo sapremo fra qualche giorno ma così non funziona».
Quella della manodopera in agricoltura, rileva il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, è «una necessità da affrontare con un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge, ma è importante anche il nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nella manovra dal Governo che porta una rilevante semplificazione burocratica per facilitare l’avvicinamento dei cittadini italiani al settore agricolo”. Potranno accedervi – spiega Coldiretti – pensionati, studenti, disoccupati, percettori di Naspi, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno. Al lavoratore saranno inoltre garantite le stesse tutele (contrattuali, previdenziali, assistenziali, ecc.) previste per gli occupati a tempo determinato».