Le prime fasi di vita del vitello influenzano la produzione della futura vacca da latte: precisamente è il livello ottimale di nutrizione fin dalla nascita che favorisce una crescita più rapida, l’inizio precoce della pubertà e una maggiore produttività.
Purtroppo, però, mancano delle linee guida su come alimentare i vitelli: vi sono diversi pareri su quale sia la tecnica più promettente e, dunque, svariate modalità di gestione.
A tal proposito il progetto Fabello (FAttori gestionali associati al BEnessere e alla salute del viteLLO), finanziato dal Piano di sviluppo rurale 2019-2021 dell’Università degli studi di Milano, ha tra gli obiettivi l’identificazione delle modalità gestionali migliori, tra le quali rientrano le tecniche di alimentazione, per incrementare la salute e il benessere dei vitelli.
Modalità di utilizzo del colostro
Dall’indagine effettuata è risultato che il 68% delle aziende fornisce il colostro entro 6 ore dalla nascita, come imposto nel dlgs del 7 luglio 2011. Il 40% degli allevamenti garantisce una somministrazione entro 4 ore dalla nascita: la tempestività è fondamentale, poiché la permeabilità intestinale, che consente l’assorbimento degli anticorpi, è molto elevata nelle prime 4-6 ore di vita, poi diminuisce rapidamente e si azzera a 24 ore.
In tutte le aziende il colostro è materno, il 70,8% in caso di evenienza ha scorte congelate o refrigerate in appositi sacchetti o bottiglie. Per quanto riguarda la qualità dello stesso, viene verificata dal 56% degli allevatori con rifrattometro o colostrometro, strumenti utili nello stimare il contenuto di immunoglobuline.
Per somministrare il colostro lo strumento più utilizzato è il biberon (92%), il 17,4% di queste aziende è dotato anche di sonda esofagea, utile per garantire l’assunzione del primo pasto in caso il vitello si rifiutasse di ingerirlo.
Latte, quantità e tipologia
Il latte è il fattore primario per favorire una rapida crescita nelle prime settimane, in particolare dovrebbe essere somministrato quello vaccino almeno per i primi 7-10 giorni: il 40% delle aziende utilizza questa strategia, dando in seguito latte in polvere.
Il 32% dichiara di usare solo latte aziendale, il restante 28% solo quello ricostituito che, però, a causa dell’assenza di caseina sostituita da proteine di origine vegetale, è meno digeribile. Infatti il vitello, inizialmente, ha un apparato digerente dotato di solo caglio: enzimi specifici per la caseina, proteina del latte.
Altro aspetto da non trascurare è la pastorizzazione del latte: nel caso in cui si somministri quello aziendale, è fondamentale ridurre la maggior parte dei patogeni e la carica batterica, altrimenti il giovane animale, carente delle difese immunitarie, è più predisposto a diarree, una delle principali cause della mortalità pre-svezzamento.
Purtroppo nel 36% dei casi, il latte per i vitelli viene mischiato a quello di scarto (antibiotato o mastitico), nonostante sia sconsigliato poiché causa di possibili fenomeni di antibiotico resistenza, alterazione della flora microbica intestinale, trasferimento di agenti patogeni e riduzione dell’ingestione.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 6/2022
Per lo svezzamento dei vitelli quali sono le migliori strategie
di M. Pavesi, S. Bonizzi, G. Gislon, S. Colombini, M. Zucali
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