Complici le difficoltà sul canale Horeca (hotel, ristoranti e catering), nel 2020 il Prosciutto di Parma ha registrato una sensibile riduzione della produzione: i prosciutti marchiati sono stati circa 8,7 milioni, in calo del 2,2%, mentre le cosce avviate alla produzione sono state 7,8 milioni in diminuzione del 10%.
Lo scorso anno ha visto una contrazione generalizzata del mercato del prosciutto crudo: le vendite del Parma in Italia nel canale distributivo moderno sono diminuite del 5,6%, mentre le esportazioni sono riuscite a contenere almeno in parte la crisi con un calo del 3% e 2,5 milioni di prosciutti di Parma esportati.
«La pandemia ha indubbiamente accelerato un trend che era già in corso da diversi anni, ovvero la crescita del Prosciutto di Parma preconfezionato favorita non solo dall’effetto del confinamento, ma anche da prezzi particolarmente bassi e dall’allungamento della shelf-life della vaschetta, un aspetto fondamentale per i Paesi più lontani» commenta Vittorio Capanna, presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma.
Il 2021 si preannuncia «ancora difficile, almeno nella prima parte dell’anno, ma si notano comunque i primi segnali di ripresa della domanda che con la riapertura della ristorazione e del settore alberghiero, si spera, porteranno a una crescita dei prezzi all’ingrosso attualmente ancora non remunerativi».