Il mercato lattiero-caseario europeo e italiano attraversa una fase di stabilità, con una vivace domanda interna e internazionale, una produzione che cresce, ma a ritmi molto blandi e prezzi di mercato per la materia prima collocati ad un livello soddisfacente.
L’ultimo rapporto sulle prospettive a medio termine dei mercati agricoli europei rilasciato dalla Commissione di Bruxelles parla apertamente di una situazione che favorisce buone performance reddituali per i produttori.
Quando però si va ad analizzare quello che succede quotidianamente nel mercato lattiero-caseario europeo si scopre che non tutto procede per il meglio.
Dalla Francia segnali negativi
Alcune recenti notizie diffuse dall’agenzia informativa europea Euractive, riguardanti la Francia, sono degne di essere riferite, perché potrebbero anticipare delle dinamiche future nel mercato italiano, o magari già incorso e delle quali non si discute.
La prima si riferisce alle difficoltà di chiudere il contratto di conferimento tra l’associazione di organizzazione produttori Sunlait e il grande gruppo lattiero-caseario Savencia.
Quest’ultima si rifiuta di sottoscrivere l’accordo e ha deciso di rinunciare, a partire dal 1° novembre del corrente anno, a raccogliere il latte degli allevatori aderenti all’organizzazione di produttori. La rottura delle trattative è stata denunciata da Sunlait, con un comunicato stampa con il quale è stato riferito della rinuncia alla negoziazione collettiva e della volontà del gruppo Savencia di continuare ad acquistare la materia prima rivolgendosi direttamente ai produttori, offrendo loro contratti individuali e scavalcando così l’organismo di aggregazione dell’offerta.
I vertici della Aop hanno esortato la base sociale a rimanere unita e non cedere alle sirene di Savencia, che è il secondo maggiore gruppo lattiero-caseario e il quinto a livello mondiale.
La vicenda ha avuto anche delle conseguenze politiche, con il parlamentare europeo Eric Sargiacomo che ha presentato una interrogazione scritta alla Commissione, denunciando l’accaduto e chiamando in causa anche il gruppo Lactalis.
In pratica si sostiene che l’operazione di isolamento degli allevatori dalla loro organizzazione economica sarebbe contraria alle disposizioni contenute nei regolamenti comunitari ed in particolare a quelle sancite dall’organizzazione comune di mercato (Ocm unica).
Il parlamentare, che è anche componente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale, chiede di considerare la questione sollevata nell’ambito dell’annunciata operazione di revisione della direttiva europea sulle pratiche sleali, introducendo un sistema di sanzioni a carico degli operatori industriali e commerciali che mettono in pratica un tale comportamento.
Un secondo episodio sempre proveniente dalla Francia riguarda la decisione del gruppo Lactalis di ridurre gli acquisti di latte biologico del 9%, come conseguenza delle critiche situazioni del mercato, con la riduzione della domanda di prodotti biologici.
Il problema non è circoscritto al mercato francese, ma riguarderebbe anche altri Stati membri, dove ai produttori di latte viene offerto, come alternativa per mantenere i livelli produttivi e la redditività raggiunta, di rinunciare alla certificazione e tornare verso la produzione convenzionale di latte.
Anche in Olanda ci sono problemi
Un ultimo caso sul quale è opportuno soffermare l’attenzione si è verificato in Olanda ed è stato reso noto con la pubblicazione dell’autorità nazionale per i consumatori ed il mercato, attorno alla fine del mese di settembre scorso.
Con una specifica ordinanza è stata rilevata la violazione della legge olandese sulle pratiche sleali a carico di Lactalis, con la richiesta di modificare il contratto relativo alla fornitura della materia prima e alla determinazione del prezzo del latte crudo alla stalla, prevedendo un sistema trasparente e oggettivo.
Il ricorso è stato presentato dall’organizzazione dei produttori Leerdammer Collectief che ha denunciato un caso di modifica unilaterale del prezzo del latte apportato dalla multinazionale francese. In pratica una situazione analoga a quanto accaduto in Italia di recente, con la denuncia presentata dalla Coldiretti.
L’industria di trasformazione sembra capace, ancora una volta, di mettere in campo una forza contrattuale superiore rispetto a quella degli allevatori, benché ci siano state negli ultimi anni nuove disposizioni europee che hanno cercato di rilanciare il potere contrattuale.