Stalle sostenibili: conciliare efficienza e riduzione dei farmaci non è facile

La sostenibilità è ormai diventato uno dei temi più ricorrenti nell’ambito dell’allevamento bovino da latte. Infatti, in nome della sostenibilità, la filiera è chiamata ad affrontare la sfida di produrre latte e derivati con il minimo impatto ambientale, a costi accettabili e garantendo il benessere degli animali allevati.

All’interno di queste richieste da parte della società civile, rientra a pieno quella che riguarda un uso più prudente e, sostanzialmente, ridotto dei farmaci, in particolare degli antibiotici, al fine di ridurre il problema dell’antimicrobico-resistenza.
Si è venuto quindi a creare un apparente paradosso che prevede da un lato di migliorare l’efficienza produttiva che permetterebbe di ridurre i costi e l’impatto ambientale e, dall’altro, di ridurre l’impiego di farmaci, che potrebbe però avere un effetto negativo sulla sanità degli animali (per mancate terapie) e, quindi, anche sul loro benessere.

Il ruolo della salute degli animali nel contesto della sostenibilità dell’allevamento è molto ampio, perchè comprende anche gli aspetti legati alla presenza di agenti zoonosici (come Salmonella, E. coli VTEC), alla possibile messa in atto di barriere alla commercializzazione di animali e alimenti (come Paratubercolosi, Ibr) e alle ripercussioni sul benessere animale (come patologie podali e mastiti).

Le singole malattie hanno anche un impatto sulle emissioni di gas serra (GHG, ovvero Greenhouse gases) e tali impatti sono riassunti nella tabella, che dimostra come questo aspetto non sia trascurabile.

Come si può vedere le prime due malattie per impatto ambientale sono Paratubercolosi e Bvd, due patologie che non richiedono trattamenti antibiotici, al contrario della mastite, la terza malattia in base all’impatto sulle emissioni di GHG, che, invece, trova negli antibiotici un valido strumento per la sua riduzione.

In quest’ultimo caso, le indagini di Adas (2015) hanno dimostrato come il controllo delle mastiti attraverso il miglioramento della routine di mungitura e la terapia in asciutta ha un rapporto costo/beneficio estremamente favorevole per quanto riguarda l’impatto ambientale.

Infatti, questi due sistemi di prevenzione, che nel caso delle emissioni sono considerati «di mitigazione», permettono di ridurre la quantità di CO2 emessa (in un allevamento medio di 100 capi) tra 80 e 100 t/anno con un beneficio economico rispettivamente compreso tra 59 e 181 euro per tonnellata di CO2 (non emessa).

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 5/2023
L’uso sostenibile dei farmaci non è più solo un’opzione
di A. Zecconi
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