Robot di mungitura, quando è un buon investimento

I principali motivi che rendono generalmente attraente il robot di mungitura sono il potenziale risparmio di manodopera unito al possibile miglioramento della qualità della vita degli operatori.

Il primo elemento non sembra avere un impatto così decisivo sull’azienda da latte. Analizzando infatti alcuni dati (Campiotti 2020) con il 13% di aziende robotizzate (15 aziende su 120 totali facenti parte dell’area latte e dop) dove viene monitorato l’investimento di manodopera sia in stalla sia in agricoltura, la media vacche per unità lavorativa non differisce in modo significativo tra i due gruppi, circa 60 vacche per ciascuna unità lavoro dedicata alla stalla. Il problema della manodopera è semmai una questione di «reperimento», che diventerà sempre più difficile, ma non si può pensare che possa risolversi solo con la robotizzazione.

Il secondo aspetto è la qualità della vita, che dipende dalle persone, dalle situazioni e dall’organizzazione aziendale, più ancora che dalla tecnologia presente in stalla, naturalmente la tecnologia può aiutare, ma la differenza decisiva la fa la mentalità di chi guida l’azienda.

Dal robot bisogna ottenere più latte possibile

I dati economici ci dicono che il robot di mungitura è un investimento importante per l’azienda, potremmo definirlo un investimento ad «alto input».

Che caratteristiche hanno gli investimenti ad alto input? Per essere pienamente redditizi obbligano l’azienda a diventare ad «alto output»! In altre parole, forse più facilmente comprensibili ai non addetti ai lavori, da quella bellissima e modernissima macchina occorre mungere più latte possibile.

Questo richiede di utilizzare al meglio questa tecnologia, sfruttando tutte le opportunità, e nello stesso tempo di valorizzare tutti i fattori decisivi per avere una stalla di successo, che diventano ancora più importanti nel caso della mungitura robotizzata.

Proprio per i motivi descritti, negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi studi che hanno evidenziato come il successo economico del robot di mungitura non dipenda solo dalla macchina, ma soprattutto dalle persone che la utilizzano.

Quindi, se ben gestito, il robot di mungitura contribuisce in modo decisivo a migliorare la redditività dell’allevamento.

Massimizzare l’Iofc per macchina

È bene chiarire che per valutare l’efficienza del robot è necessario essere in grado di ricondurre ricavi e costi alla presenza in stalla della macchina. Per questo, nel tempo, soprattutto partendo dalla scuola americana, si sono valorizzati dati semplici ma importanti quali il «latte munto per macchina». Il valore di soglia minimo di questo dato è di 2.500 L di latte munto per macchina al giorno; il limite di questa informazione è guardare solo la quantità di prodotto e non ai suoi costi. Ancor più utile è invece l’Iofc (Income over feed cost ovvero Ricavo al netto dei costi alimentari) per macchina.

Esso infatti classifica, nell’unità di grande costo (la macchina) la differenza tra il valore del latte prodotto per macchina e i costi alimentari sostenuti per produrre quel latte (costo Partial mixed ration Pmr + costo mangime nel robot) mettendo in luce cosa rimane per pagare gli altri costi, fino ad arrivare ai costi «macchina» che sono manutenzione, ammortamento e oneri finanziari del robot.

Trevor DeVries dell’Università di Guelph (Canada), ha recentemente svolto uno studio su 197 aziende robotizzate canadesi mettendo a fuoco quali sono i principali fattori nutrizionali, gestionali e di benessere che incidono sulla produzione di latte nel robot e quindi sull’Iofc per macchina:

  • disponibilità della miscelata e avvicinamenti della stessa: le stalle con maggiori produzioni avvicinavano la miscelata in media 12,8 volte al giorno. In alcuni allevamenti l’avvicinamento viene effettuato 32 volte al giorno (avvicinamento automatico). Dai dati è risultato che ogni 5 avvicinamenti in più al giorno le aziende producevano 350 grammi/giorno di latte in più per ogni capo;
  • spazio alla greppia: nel campione è stato rilevato uno spazio medio in greppia di 64 cm. Il valore massimo registrato è stato di 85 cm. Ogni 10 cm in più di spazio in greppia le aziende producevano alcuni grammi di latte in più. Inoltre maggior spazio alla greppia riduce i tempi di stazionamento in piedi delle vacche in attesa di raggiungere il cibo, migliorando di conseguenza la salute podale;
  • qualità della lettiera: stato delle cuccette, larghezza dei passaggi e numero di passaggi dei raschiatori hanno mostrato un effetto significativo sulle cellule somatiche nel latte e sulla salute podale.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 4/2022
Il robot di mungitura è un investimento che conviene?
di M. Campiotti
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