Gli effetti delle forti ondate di calore registrate la scorsa estate hanno influito pesantemente sulla produzione di foraggi italiana. La perdita media in resa a ettaro si avvicina al 35%, con punte che in alcune zone come l’Emilia-Romagna e l’Italia Centrale hanno raggiunto addirittura un -70/-80%.
Per Gianluca Bagnara, presidente di Aife-Filiera italiana foraggi – l’Associazione con sede a Ravenna che rappresenta il 90% della filiera italiana dei foraggi essiccati e disidratati – l’annata 2020-2021 deve essere archiviata come una delle più complicate proprio a causa delle conseguenze imposte dai cambiamenti climatici.
«Quella percentuale del -35% riferita al calo medio delle rese a ettaro – sottolinea – si traduce in una perdita economica che supera i 13,5 milioni di euro. Una cifra enorme a cui dobbiamo aggiungere i contraccolpi che stiamo già subendo dal fronte dell’export, che per Aife-Filiera italiana foraggi rappresenta il 60% della produzione. Il costo dei container destinati al trasporto dei foraggi essiccati, infatti, in queste ultime settimane è letteralmente esploso passando dagli iniziali 500 dollari/container agli attuali 2-3000 dollari/container. Una situazione dai risvolti imprevedibili, solo in parte compensata dall’aumentata richiesta di prodotto da parte di alcuni Paesi del Nord Europa come la Danimarca, la Germania e la Francia settentrionale che quest’anno, sempre a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, sono costretti a fare i conti con una minor produzione di foraggio locale, al punto che per garantire la stabilità del loro comparto zootecnico sono obbligati ad aumentare la quota di foraggi essiccati importati».