Report Ismea sulle tendenze del settore lattiero-caseario

latte Foto: © ValentynVolkov - iStockphoto.com

Mercato internazionale

I problemi legati alla crescita delle consegne di latte (con i conseguenti rischi di deprezzamento del prodotto) sono stati riscontrati dai principali stati membri dell’Unione Europea. In modo specifico, nel periodo gennaio-luglio il Belgio ha segnato +4,3%, l’Italia +4,0%, l’Irlanda +3,8%, la Polonia +2,7%, i Paesi Bassi e la Spagna (entrambi) +2,2%. La stessa tendenza è stata confermata oltreoceano con +1,8% di latte nei primi sette mesi del 2020, registrato negli Stati Uniti. Nel complesso, l’UE27 (Gran Bretagna esclusa) ha incrementato del 2% le consegne di latte.

Sono altresì aumentate le produzioni di latte intero in polvere (+4,7% nel periodo gennaio-luglio 2020), del latte alimentare (+3,7%), dei formaggi (+2,0%), del latte scremato in polvere (+1,9%), del burro (+1,6%) e del latte concentrato (+0,7%); le produzioni di latte fermentato e crema sono rimaste viceversa invariate rispetto al 2019.

La Cina e la domanda globale tendono a influenzare in maniera consistente l’andamento dei prezzi dell’intero settore lattiero-caseario. L’incremento del 31% dell’export di burro verso la Cina e verso i principali Paesi importatori di Medioriente e Nord Africa, è essenziale a supportare il valore di mercato del latte e dei trasformati. Va segnalato che nei primi sette mesi del 2020 abbiamo assistito a una contrazione dell’import di latte scremato in polvere verso la Cina (-10%), a fronte di un leggero incremento per le polveri grasse (+1%) e un forte impulso per il siero in polvere (+37%).

Idem per i formaggi, laddove gli aumenti dei listini avvenuti nel corso dell’estate hanno consentito di riposizionarsi sui livelli medi dello scorso anno (circa 3 euro/kg sul mercato tedesco). Anche in questo caso a sostenere il mercato europeo è intervenuta principalmente la domanda extra UE. Le esportazioni UE sono aumentate, infatti, verso tutte le principali destinazioni (+11% nei primi sette mesi del 2020).

La ripresa delle quotazioni dei principali derivati ha avuto risvolto positivo anche sul prezzo medio ponderato del latte alla stalla. Dopo aver raggiunto 32,6 euro/q in giugno, Ismea stima che il valore si sia progressivamente ripreso fino a raggiungere i 33,4 euro/q a settembre.

Mercato nazionale

La caduta dei prezzi dei formaggi grana italiani ha condotto il settore ad abbassare i contratti di fornitura all’industria, operato dagli allevatori della Lombardia (regione con maggiore produzione di latte in Italia e snodo per le trattative nazionali del mercato del latte), arrivando ad un prezzo di partenza del latte crudo di 36,5 cent/l nel mese di settembre, contro un valore 2019 di 41 cent/l misurato dodici mesi prima.

Come specificato in precedenza, anche in Italia è riscontrabile un’eccessiva disponibilità di latte, che è stato immesso nel mercato anche attraverso i caseifici (+4% nel periodo gennaio-luglio) e per tramite dell’industria di trasformazione di grana e altri formaggi. Nonostante sia stata registrata una lieve ripresa nei mesi di agosto e settembre, dovuta alla riapertura estiva del canale Ho.re.ca, la situazione continua ad essere critica.

In vista prospettica, il 2021 preannuncia ulteriori ribassi dei prezzi, nonostante il contenimento dei costi di produzione. Infatti, il costo del carburante resta relativamente basso e i mangimi/materie prime sono al momento stabili.

Nonostante il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano siano arrivati rispettivamente a 8,76 euro/kg e 6,38 euro/kg, è rinvenibile un divario netto rispetto ai livelli di prezzo di un anno fa (con variazioni negative che nel terzo trimestre 2020 hanno sfiorato il -29% nel caso del Reggiano e il -23% per il Padano). Ma nel contempo sono risultate in aumento le produzioni: +2,2% per il Padano (nel periodo gennaio-settembre 2020) e +5,3% per il Reggiano (stesso periodo). Per altri formaggi della tradizione, come il Gorgonzola e il Provolone, è stata riscontrata una relativa stabilità.

Il mercato nazionale è stato ulteriormente appesantito dalla diminuzione delle esportazioni di formaggi e latticini influenzato dalle difficoltà logistiche e dalle chiusure/restrizioni nella ristorazione, che rappresenta il canale di sbocco prioritario per i caseari made in Italy (le vendite oltreconfine hanno segnato un +0,6% in valore e un +3,1% dei volumi, in notevole contrazione rispetto al 2019).

Ilenia Cescon