La possibilità di coltivare la soia in azienda per ottenere un alimento proteico in grado di sostituire, anche solo parzialmente, la farina di estrazione può risultare vantaggiosa a patto che la coltura possa essere inserita in rotazione/ successione nel sistema foraggero aziendale senza troppe complicazioni e a costi sostenibili.
In alcuni casi può risultare interessante la coltivazione della soia per la produzione di granella, anche perché oggi sul mercato si possono trovare varietà a basso contenuto di fattori antinutrizionali, caratteristica che ne permette l’utilizzo in razione come seme crudo.
L’aspetto interessante per l’azienda zootecnica, specialmente da latte, è però la possibilità di valorizzare questa leguminosa da granella mediante l’utilizzo della pianta intera come trinciato integrale conservato tramite insilamento. Questa possibilità offre un ottimo motivo per investire parte della superficie aziendale con questa coltura e produrre proteina a costi sostenibili.
Effetto dell’insilato di soia sulla produzione di latte
Le esperienze aziendali di utilizzo della soia insilata sono ormai molteplici, con evidenze positive sulla possibilità di utilizzare questo alimento in maniera economicamente vantaggiosa.
In una prova effettuata in un’azienda piemontese l’insilato di soia, trinciato allo stadio R7-8, è stato utilizzato per oltre 4 mesi su due gruppi di 80 vacche in lattazione. I gruppi sono stati composti per essere omogenei per numero di parti (2,3), giorni di lattazione (272) e produzione media di latte (29 kg/giorno).
Un gruppo di animali ha ricevuto la dieta contenente la soia insilata per i primi due mesi, mentre il secondo gruppo è stato alimentato con la dieta senza soia insilata. Dopo due mesi le diete dei due gruppi sono state invertite.
In tabella 2 sono riportate la composizione delle due razioni somministrate: il trinciato di soia ha sostituito totalmente la farina di estrazione e i semi di cotone della dieta controllo.
Le variazioni osservate sull’ingestione di sostanza secca, sulla qualità del latte, sulle performance produttive ed economiche sono riportate in tabella 4.
Le vacche alimentate con la razione contenente la soia insilata hanno ingerito più sostanza secca e prodotto prodotto circa 1 kg in meno di latte al giorno, ma con un contenuto in grasso e proteine decisamente superiore rispetto alla dieta controllo. Questo ha permesso di avere produzioni di latte corretto al 3,5% di grasso molto simili.
Dal punto di vista economico, nonostante la maggiore ingestione, la razione contenente l’insilato di soia è costata meno della razione controllo di circa 0,14 euro/giorno per vacca.
Il latte prodotto grazie al maggior contenuto in grasso e proteina ha consentito di spuntare un prezzo alla vendita decisamente superiore (424 vs 403 euro/t).
Le due differenze si sono tradotte in un Iofc (Income over feed cost, ricavo al netto dei costi di alimentazione) di 0,34 euro/vacca per giorno a favore della razione contenente la soia insilata.
Opportunità per la filiera
Nella prova considerata l’insilato di soia ha permesso di sostituire in razione la farina di estrazione e i semi di cotone, senza compromettere la produzione e la redditività dell’allevamento. Questo ha permesso di aumentare la percentuale di alimenti che sono potenzialmente producibili in azienda dall’83 all’89%, con la concreta possibilità di salire a oltre il 95%, sostituendo anche la farina di estrazione di colza.
L’insilato di soia ha inoltre consentito di escludere dalla razione due alimenti che normalmente sono di provenienza extra europea, aumentando così le possibilità di organizzare una filiera alimentare completamente autoprodotta e quindi incrementare le possibilità di tracciare e certificare la produzione degli alimenti utilizzati nella razione della vacche da latte.
Tratto dall’articolo pubblicato sul Supplemento Stalle da Latte a L’Informatore Agrario n. 19/2019
Soia, insilare la pianta intera per avere razioni ad alto valore
di E. Tabacco, L. Comino, G. Borreani
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