Gli allevatori sono ormai in allerta massima: i focolai di peste suina nelle aziende del Nord Italia sono saliti a 24 (18 in Lombardia, 5 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna) e oltre 50.000 capi sono stati abbattuti. Con l’entrata in vigore del lockdown per le stalle nelle regioni colpite, stabilito dall’Ordinanza commissariale n. 3/2024, è urgente accelerare le azioni di contenimento dei cinghiali e definire gli indennizzi per le imprese danneggiate, sia direttamente che indirettamente.
«I nostri allevatori chiedono, innanzitutto, ristori adeguati e rapidi per sopravvivere all’emergenza causata dal blocco sanitario e dalla mancata produzione, oltre alla sospensione degli oneri contributivi e previdenziali» ha dichiarato il presidente di Cia, Cristiano Fini.
Coldiretti individua quattro interventi urgenti: risarcimento per le scrofaie anche in caso di fermo aziendale, compensazioni per gli allevatori da ingrasso per mancato reddito, monitoraggio costante dei prezzi dei suini pagati agli allevatori per prevenire speculazioni, e sospensione di mutui e contributi per le aziende colpite.
«Siamo sull’orlo di un disastro» ha affermato Rudy Milani, presidente nazionale dei suinicoltori di Confagricoltura, durante un’intervista a Radio 24. Ha sottolineato che la presenza del virus della peste suina in Italia non rappresenta un rischio per il consumo di carne, poiché non è un problema di salute umana. Tuttavia, da quando il virus è stato rilevato, l’export di carne suina verso Cina, Giappone, altri Paesi asiatici e alcune nazioni americane è stato bloccato, causando gravi danni economici.
Secondo Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), dal gennaio 2022 a oggi, le perdite nell’export superano il mezzo miliardo di euro.
Psa: situazione sempre più grave
4 Settembre 2024