Nel mese di agosto è comparso un aggressivo ceppo di virus della lingua blu, codificato come BTV3, che si è rapidamente diffuso in quasi metà della Francia e si è sovrapposto alle preesistenti epidemie del ceppo BTV8 e alla malattia emorragica dei cervidi (MHE). Il numero di bovini positivi ai test PCR per la ricerca dei virus è improvvisamente balzato da poche unità percentuali a picchi sino al 50%. Solo gli animali negativi possono essere introdotti in Italia, per cui sono forti i timori degli ingrassatori di non poter rimpiazzare i capi maturi nelle prossime settimane.
Il danno diretto alla salute degli animali da parte di questi virus è grave per gli ovicaprini (mortalità elevata) e con sintomi meno evidenti nei bovini. Tuttavia, ben più gravi sono i danni economici a seguito delle restrizioni alla movimentazione degli animali nei territori adiacenti ai focolai (150 km in Francia), come previsto dai protocolli UE. Solo gli animali destinati al macello possono essere esentati dalle restrizioni.
Le malattie da vettori, definite ancora «esotiche» sebbene siano presenti in Europa sin dagli anni 90, sono combattute prevalentemente con il blocco degli spostamenti degli animali, ma ciò non ha funzionato. La Francia ha scelto la strada della vaccinazione volontaria a spese degli allevatori tranne un lotto gratuito di vaccino contro BTV3 per 5,5 milioni di capi, a fronte di 23 milioni di ruminanti.
Gli ingrassatori italiani dovranno confrontarsi per un certo periodo con un minor numero di bovini magri francesi disponibili per l’esportazione. Probabilmente pagheranno anche prezzi più cari.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 29/2024
Lingua blu, a rischio l’import dei broutards
di D. Bonfante
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