Le attività agrozootecniche tra emissioni e mitigazione

Secondo l’ultimo inventario nazionale delle emissioni in atmosfera, nel 2022 l’Italia ha prodotto 413 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente (+0,4% rispetto al 2021), di cui solo 30,8 ascrivibili alle attività agricole, confermandosi così il 4° Paese dell’UE per entità delle emissioni.

Considerando il totale delle emissioni di Ghg, circa l’80% è dovuto a settori di produzione e uso dell’energia mentre le attività agricole generano complessivamente il 7,5%, di cui 2/3 sono connessi alle produzioni zootecniche osi così il 4° Paese dell’UE per entità delle emissioni.

Considerando il totale delle emissioni di Ghg, circa l’80% è dovuto a settori di produzione e uso dell’energia mentre le attività agricole generano complessivamente il 7,5%, di cui 2/3 sono connessi alle produzioni zootecniche.

Obiettivo neutralità

Oltre al tema della produzione di gas a effetto serra, un aspetto centrale per il settore agricolo è la necessità di adattamento, in quanto è certamente la produzione di alimenti per l’uomo uno dei comparti che maggiormente subisce gli effetti del cambiamento del clima.

Ma all’agricoltura, e più in generale alla gestione dei suoli (anche quelli coltivati) è riconosciuta una funzione fondamentale per la mitigazione, e cioè quella di poter sottrarre carbonio dall’atmosfera sotto forma di CO₂ e «bloccarlo», sequestrarlo, attraverso la sostanza organica nelle biomasse e nei suoli.

In tal senso l’Unione Europea identifica il settore agrozootecnico come ambito strategico per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, attraverso strumenti come la strategia Farm to Fork e gli obiettivi del Green Deal.

In accordo con il concetto del carbon farming, se da un lato il settore agricolo contribuisce al riscaldamento globale con ’emissione di Ghg dall’altro può mitigare questo fenomeno attuando pratiche agricole volte a incrementare il sequestro di carbonio, quali ad esempio tecniche di agricoltura conservativa, presenza di colture permanenti e circolarità dei nutrienti in azienda.

 

Tratto dall’articolo pubblicato nell’inserto de L’Informatore Agrario n. 12/2025
A. Pignagnoli, I. Rnzi, L. Ballasina
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