Innovazioni nutrizionali dal «rumine in vitro»

Dalle analisi in vitro si possono ottenere dati nutrizionali utili e complementari alle analisi chimiche: fermentazioni in laboratorio di carboidrati (fibrosi e amilacei) e sostanze azotate potrebbero fornire informazioni avanzate e innovative su oltre il 75% della razione per le bovine da latte.

La degradabilità in vitro della fibra NDF (denominata NDFD) ha da sempre ricevuto una grande attenzione poiché rappresenta una frazione parzialmente utilizzabile solo a livello ruminale e i nutrizionisti sono generalmente interessati a scegliere foraggi e soluzioni alimentari per  aumentare la NDFD della dieta, che spesso è eccessivamente bassa. Basti pensare che una recente raccolta di prove in vivo ha dimostrato che mediamente le bovine da latte ad alta produzione digeriscono meno di metà della fibra che ingeriscono con la dieta (dal 39 al 44%).

I dati NDFD sono stati arricchiti più recentemente da una nuova misura che rappresenta la quantità di fibra NDF indigeribile nel rumine (uNDF), misurata dopo un tempo molto elevato (ad esempio 240 ore). Questa misura esprime la fibra che permane a lungo nel rumine, determina un effetto di ingombro e quindi limita l’ingestione alimentare. L’uNDF permette inoltre di stimare per differenza la frazione di NDF potenzialmente digeribile e quindi, adottando parametri di cinetica ruminale (velocità di degradazione e di passaggio ruminale), consente di ottenere la quantità effettiva di NDF degradato.

 

Cinetiche degradazione NDF

 

Tratto dall’articolo pubblicato sul Supplemento Stalle da Latte a L’Informatore Agrario n. 03/2019
Innovazioni nutrizionali dal «rumine in vitro»
di M. Spanghero
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