Le potenzialità produttive dell’erba medica sono straordinarie, sia in termini di produzione di s.s./ha sia di qualità nutrizionale del foraggio ottenibile.
L’alto tenore proteico e l’elevata qualità e digeribilità della fibra sono associate a ottime produzioni di sostanza secca raggiungibili senza l’ausilio di un consistente ricorso a input esterni. Un regime di taglio a intervalli ravvicinati (20-25 giorni, iniziando dalla metà di aprile) e la conservazione mediante insilamento, consentono di effettuare 7-8 tagli nella stagione, ciascuno con una produzione unitaria di s.s. contenuta (1,5-2,5 t/ha), ma con una qualità del foraggio molto elevata (proteina superiore al 20% della s.s. ed energia metabolizzabile superiore a 8 GJ/kg di s.s.).
Una gestione di questo tipo rende l’erba medica assolutamente conveniente in sistemi foraggeri intensivi al servizio della zootecnia da latte della Pianura Padana.
Dopo il taglio, l’avvio dello sviluppo dei nuovi steli di erba medica avviene a carico delle riserve radicali (sia carboidrati sia proteine) che la pianta ha accumulato nella corona e nel fittone nel corso del precedente periodo di crescita. È questo il primo fattore da tenere in considerazione quando si voglia determinare quale sia il momento oltre il quale è possibile effettuare un nuovo sfalcio, senza il rischio di arrecare danni alla coltura (in termini di velocità del ricaccio successivo e di persistenza della cotica).
La valutazione è particolarmente critica nel caso dell’ultimo taglio prima dell’inverno. Di norma nella prima settimana dopo il taglio la pianta rimane in stasi vegetativa. Quindi, in base all’andamento meteorologico e delle temperature, le gemme della corona si attivano e l’abbozzo degli steli e le prime foglioline si sviluppano a carico delle riserve contenute nelle radici. Dopo circa 12 giorni la superficie fogliare ha raggiunto uno sviluppo tale che la quantità di fotosintati prodotti è in grado di sopperire ai fabbisogni di crescita della pianta e alle esigenze degli azotofissatori presenti nei noduli radicali.
Da questo momento in avanti la pianta può nuovamente immagazzinare una quota di zuccheri e di proteine nel fittone. Il minimo delle riserve radicali si osserva dopo circa 12-14 giorni dal taglio, poi la coltura ricomincia ad accumulare carboidrati e proteine di riserva (raggiungendo la massima capacità di stoccaggio nei successivi 15-20 giorni). Quindi, un contenuto sufficiente per supportare un nuovo ricaccio si ha quando la pianta ha raggiunto lo stadio di emissione degli abbozzi fiorali verdi o, nel caso dei tagli autunnali, un’altezza di almeno 30-40 cm (in assenza di bottoni fiorali), di solito in un periodo di 20-25 giorni dopo il taglio.
Da questo momento in avanti è quindi possibile effettuare un nuovo sfalcio senza procurare danni alle singole piante, compromettendo la longevità del medicaio. Nel grafico è riportata l’evoluzione del consumo e della ricostituzione delle riserve radicali in termini di carboidrati solubili, in relazione ai giorni trascorsi dopo lo sfalcio.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 5/2024
Saper gestire al meglio l’ultimo taglio di erba medica
di E. Tabacco, F. Ferrero, G. Borreani, L. Comino
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