La crisi del coronavirus ha causato notevoli eccedenze di latte e derivati in tutti i Paesi dell’Unione europea. Le ragioni di questa situazione sono legate alla caduta della domanda interna, ma anche alle difficoltà per l’esportazione verso altri Paesi.
L’aumento delle eccedenze dovuto alla pandemia, in particolare di latte in polvere, ha coinciso con l’aumento delle produzioni che tradizionalmente si registra nei mesi primaverili, ma la ragione principale va cercata nella difficoltà di esportare in un contesto di mobilità limitata.
L’UE è il principale operatore mondiale nel commercio di latte in polvere. Le destinazioni più importanti sono i Paesi arabi, in particolare i produttori di petrolio come l’Algeria o l’Arabia Saudita, e i Paesi asiatici come il Giappone, la Corea e, soprattutto, la Cina.
Con il calo dei prezzi del petrolio, gli acquisti di questi Paesi si sono drasticamente ridotti e, nel caso della Cina, da dove è partita la pandemia, le prime difficoltà si sono fatte sentire già all’inizio della crisi Covid-19.
Molte delle spedizioni previste sono state paralizzate a causa di problemi alle frontiere e per la mancanza di container per il trasporto, una situazione che ora lentamente si sta risolvendo, soprattutto nei porti francesi, dove però ci sono ancora grandi partite bloccate in attesa di partire.
Alla difficoltà di esportare latte in polvere si è poi aggiunto il crollo di una parte della domanda di ristoranti e hotel in tutta l’UE dopo l’approvazione delle misure di confinamento.