Un aumento complessivo delle vendite di Grana Padano dop nel 2022 del 2,38%, spinto soprattutto dalla crescita dell’export.
Il dato, assieme a molti altri, è stato presentato nel corso della recente assemblea generale del Consorzio di tutela, che si è svolta al Centro Fiere di Montichiari (Brescia).
«L’anno scorso ipotizzammo un buon riposizionamento del valore del Grana Padano dop, ma non avevamo azzardato di raggiungere i livelli senza precedenti toccati nel secondo semestre 2022 – ha detto Renato Zaghini, presidente del Consorzio di tutela -. Questo traguardo ha consentito una rilevante ricaduta sul territorio premiando gli sforzi degli operatori. Significativa in particolare la spinta del grattugiato, soprattutto all’estero, cresciuto complessivamente del 10,2%».
«Nessun settore del lattiero-caseario italiano ha performato tanto quanto il Grana Padano – ha spiegato il direttore generale del Consorzio, Stefano Berni – Questo ha permesso alla filiera di apportare al suo territorio un reddito ulteriore di circa 300 milioni di euro rispetto alle altre destinazioni del latte a vantaggio delle 50.000 persone coinvolte dal sistema, per un valore complessivo alla produzione di 1,7 miliardi di euro. Inoltre la materia prima destinata a Grana Padano ha avuto nel 2022 un plus di valorizzazione di circa il 20% superiore rispetto alle altre destinazioni del latte omogeneo, cioè quello prodotto da bovine alimentate anche con insilati di mais e che costituisce circa l’80% del latte vaccino prodotto in Italia».
Dall’analisi dei dati emerge che il 65,30% delle 5.212.103 forme complessivamente prodotte nel 2022 si è concentrata nella cooperazione, rispetto al 34,70% dell’industria casearia.
L’export è salito del 6,19% a 2.363.706 forme, con 1.960.523 forme commercializzate complessivamente in Europa, e oggi vale il 47% del totale marchiato.
Mercato leader si conferma la Germania, con una nuova crescita dell’1,33%, davanti alla Francia con un incremento dell’11,44%.
Nei consumi nazionali, i supermercati con il 63,4% sono il canale di vendita più significativo. Seguono i discount con il 14,9%, le superettes – punti vendita sino a 400 metri quadrati- con 11,9% e gli ipermercati con il 9,8%.