Se per l’azienda zootecnica convenzionale produrre foraggi di alta qualità può rappresentare un’ottima opportunità per migliorare la propria efficienza tecnica ed economica, per un’azienda che ha intrapreso la via della produzione biologica la qualità del foraggio a disposizione delle vacche è un imperativo assoluto.
Disporre di foraggi di altissima qualità significa, infatti, poter supportare buona parte della produzione di latte senza dover ricorrere all’acquisto sul mercato di alimenti energetici e proteici, che oggi più che mai hanno raggiunto costi assolutamente proibitivi. Normalmente, l’allevatore che decide di produrre latte bio dovrebbe operare scelte che agli occhi degli allevatori di oggi potrebbero sembrare anacronistiche e sorpassate, ma che rappresentano una forte discontinuità rispetto alla situazione attuale e una spinta decisa verso una nuova modernità.
Queste scelte includono quella di razze più rustiche che, benché posseggano un potenziale produttivo inferiore, ben si adattano a razioni alimentari costituite da elevate quantità di foraggi (verdi o conservati) e a ridotte quantità di concentrati energetici e proteici. Questa strategia non si pone l’obiettivo di massimizzare a tutti i costi la produzione di latte, ma si concentra sull’aumento del ritorno economico per l’allevatore attraverso la riduzione del costo della razione, possibile grazie alla diminuzione dei concentrati acquistati dal mercato.
Infatti, razioni alimentari basate su foraggere prative ad alta digeribilità della fibra e con un alto contenuto in energia e proteina permettono di raggiungere ottime produzioni di latte a costi ridotti, aumentando, di fatto, la marginalità tra costi e ricavi. A tal fine risulta necessario implementare sistemi colturali al servizio della stalla che prevedano il massimo della SAU aziendale investita a foraggere permanenti, tagliate a stadi vegetativi precoci per aumentarne la qualità nutrizionale. L’adozione di un cantiere di raccolta e conservazione efficiente sarà l’ovvia conseguenza di queste scelte gestionali.
Indispensabile il taglio al momento giusto
Il punto fondamentale è una buona partenza. Pianificare attentamente il calendario dei tagli è necessario per non perdere le occasioni che l’andamento meteorologico concede, soprattutto nei mesi primaverili e di fine estate. I prati permanenti, nelle zone della Pianura Padana fino alla quota di 500 m, cominciano a vegetare normalmente all’inizio del mese di marzo. A inizio aprile la quantità di biomassa prodotta può superare in molti casi i 10 q di s.s./ha.
Da questo momento, non appena le condizioni meteorologiche sono favorevoli, occorre sfalciare senza indugi, per evitare il rischio di perdere il momento opportuno, con ripercussioni negative sull’intera stagione di raccolta. Si ribadisce con forza che l’epoca del primo taglio è fondamentale e la produzione di sostanza secca, che potrebbe sembrare esigua, non deve in alcun modo condizionare il rinvio del taglio, se le condizioni meteorologiche sono favorevoli.
Tagliare presto ad aprile significa valorizzare nel miglior modo possibile le piogge che solitamente cadono in questo periodo per ottenere un ricaccio considerevole già ai primi di maggio e arrivare a inizio giugno avendo già effettuato tre sfalci. Il prosieguo della stagione va gestito, dove possibile, con l’irrigazione subito dopo la raccolta per accelerare il ricaccio nei mesi estivi e procedere a tagli ravvicinati ogni 25-30 giorni.
La disponibilità di liquame aziendale consente di restituire gli asporti di elementi nutritivi e mantenere in buone condizioni la fertilità dei suoli. Una programmazione efficiente consente di eseguire normalmente da 7 a 9 tagli all’anno, con produzioni di sostanza secca per ettaro che variano da 6 a 10 tonnellate, a seconda dell’andamento climatico della stagione, della disponibilità di acqua per l’irrigazione estiva e della tipologia dei suoli aziendali.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 1/2022
Foraggi prativi per il latte bio: sfalci ravvicinati e veloci
di E. Tabacco, F. Ferrero, G. Borreani, S. Pasinato, L. Bertola, L. Comino
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