Gli allevamenti con oltre 150 bovine da latte, le attività estrattive e le «giga-factories» che dovranno produrre le batterie UE sono tra i nuovi settori coperti dalla Direttiva UE sulle emissioni industriali proposta dalla Commissione europea.
La Direttiva copre inquinanti di origine industriale come ossidi di zolfo, ossidi di azoto, ammonio, particolato, metano, mercurio e altri metalli pesanti. I costi sanitari legati a questo inquinamento, spiega la Commissione in una nota, si misurano in miliardi di euro e centinaia di migliaia di morti premature ogni anno e in danni anche per gli ecosistemi, le colture e l’ambiente. Secondo le stime di Bruxelles, questa proposta comporterà benefici per la salute del valore di 7,3 miliardi di euro all’anno.
Secondo le nuove norme, gli Stati membri saranno tenuti a utilizzare valori limite di emissione più severi quando rivedono i permessi o stabiliscono nuove condizioni di autorizzazione. La Commissione vuole inoltre istituire un Centro di innovazione per la trasformazione e le emissioni industriali (Incite), per aiutare l’industria a identificare soluzioni per il controllo dell’inquinamento.
Per il settore dell’allevamento, i requisiti BAT (migliori tecnologie disponibili) terranno in considerazione la natura, le dimensioni, la densità e la complessità delle aziende, comprese le specificità dei sistemi di allevamento (per esempio, i bovini al pascolo, in cui gli animali sono allevati solo stagionalmente in installazioni al chiuso), e la gamma di impatti ambientali che possono avere.
Criteri come il recupero e il riuso delle risorse e l’efficienza energetica faranno parte integrante delle autorizzazioni e si terrà conto sistematicamente delle sinergie tecnologiche e di investimento tra decarbonizzazione e disinquinamento nel determinare le migliori condizioni disponibili.
Durissimo il commento di Coldiretti: «La proposta della Commissione europea spinge alla chiusura in Italia migliaia di allevamenti che si trovano già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento di costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina».
«La nuova proposta di direttiva – spiega la Coldiretti – estende una serie di pesanti oneri burocratici a quasi tutti gli allevamenti dei settori suinicolo, avicolo e bovino che vengono considerati alla stregua di stabilimenti industriali e dovranno sottostare a rigide norme in materia di controlli ed autorizzazione con livelli di burocrazia e costi insostenibili soprattutto per alcune realtà marginali situate nelle aree interne».
Sulla stessa linea anche Confagricoltura: «La Commissione europea continua a manifestare un orientamento punitivo nei confronti degli allevamenti, mentre i capi di Stato e di governo hanno chiesto di aumentare la sicurezza alimentare» è la dichiarazione rilasciata dal presidente Massimiliano Giansanti. «Attualmente solo il 5% degli allevamenti avicoli e suinicoli delle strutture attive negli Stati membri rientra nella sfera di applicazione della direttiva in questione. Sulla base delle proposte della Commissione – ha aggiunto Giansanti – si salirebbe al 50%. E non solo: le nuove regole si estenderebbero anche agli allevamenti di bovini. Rischiamo un taglio di produzione a livello europeo».