Ci sono settori produttivi che si trovano in situazione critica in questo momento di revisione della Politica agricola comune e di programmazione degli interventi dal 2023 al 2027, come quello della zootecnia da latte e da carne, con particolare riferimento agli approcci produttivi etichettati come intensivi, i quali garantiscono la quasi totalità della produzione nazionale.
Calano i pagamenti diretti
Da un lato vi è la forte penalizzazione in termini di contributi Pac che saranno incassati dal 2023 in avanti, per effetto della convergenza e della riduzione da oltre l’85 a circa il 50% della quota del massimale disponibile legata ai titoli storici.
I produttori di latte e carne bovina, cioè le attività maggiormente colpite dalle nuove regole sui pagamenti diretti, dispongono di uno specifico ecoschema zootecnico, peraltro ben nutrito sotto il profilo finanziario, oltre ad accedere al sistema del sostegno accoppiato.
Nonostante ciò, la maggior parte degli agricoltori interessati sembra destinata a subire delle perdite e dovrà mettere in atto delle azioni di adattamento al nuovo scenario che si andrà a delineare.
Troppi aiuti accoppiati
La seconda minaccia per la zootecnia è legata alla possibilità che durante il processo in corso di revisione del Piano strategico nazionale (Psn) ci possa essere una modifica in senso penalizzante degli interventi rivolti al settore.
Le aspirazioni delle organizzazioni ambientali, ecologiste, animaliste e dell’agricoltura biologica non sembrano trovare una sponda nel documento di osservazioni al Psn recapitato all’Italia dalla Commissione europea lo scorso 31 marzo. Tale documento non contiene richieste specifiche riguardanti il settore zootecnico, se non alcuni indiretti riferimenti.
Così, ad esempio, l’impegno del regime ecologico dove si premiano gli allevatori che riducono la somministrazione degli antimicrobici agli animali (livello 1 dell’ecoschema 1) non è stato oggetto di alcuna osservazione critica da parte dei servizi comunitari, che evidentemente l’hanno giudicato conforme agli obiettivi della Pac e impostato in maniera efficace e soddisfacente.
Qualche riferimento indiretto agli interventi zootecnici è contenuto in alcuni passaggi. In particolare quando si chiede all’Italia di rivedere gli interventi del sostegno accoppiato al reddito, giustificando la scelta dei settori beneficiari e fornendo dati statistici tali da motivarne lo stato di difficoltà.
Ci sarà bisogno, quindi, di argomentare in maniera più convincente la decisione di destinare una parte cospicua della dotazione finanziaria per gli aiuti accoppiati a favore della zootecnia da carne e da latte.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 17/2022
Duplice minaccia per la zootecnia italiana
di E. Comegna
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