Tra i tanti problemi del momento, su tutti l’aumento vertiginoso dei costi di produzione e la siccità, gli allevatori hanno anche l’incertezza riferita al prezzo del latte crudo alla stalla. A metà luglio, coloro che conferiscono il latte al gruppo Lactalis, da sempre riferimento importante per il comparto a livello nazionale, lo stanno facendo «al buio», cioè senza conoscere il prezzo che sarà loro corrisposto. L’accordo trimestrale sottoscritto poco prima della fine del mese di aprile scorso, riguardava infatti il trimestre marzo, aprile e maggio, con una media del periodo di 47,56 centesimi per litro e con il prezzo di maggio fissato a 48 centesimi.
Un primo incontro per fissare un nuovo prezzo in Lombardia c’è stato nella prima decade di luglio, ma senza arrivare a un accordo. A breve è attesa una seconda tornata di trattative e potrebbe essere la volta buona per definire le condizioni economiche di base valide per il trimestre luglio-settembre.
Intanto, osservando le principali variabili del mercato lattiero-caseario, si riscontrano dinamiche molto interessanti, prima fra tutte l’inversione del trend delle consegne mensili registrato in Italia. Dopo un periodo di ininterrotta crescita tendenziale della produzione, con volumi mensili sistematicamente più elevati rispetto allo stesso periodo dell’annata precedente, a partire da marzo scorso gli allevatori italiani hanno iniziato a produrre meno. In un primo momento il contenimento produttivo è stato lieve (-1,8% a marzo 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021), ma nei due mesi successivi il divario si è approfondito, arrivando al -6% nel mese di maggio scorso.
Con tale dinamica, l’Italia si accoda ai grandi Paesi europei produttori di latte che stanno riducendo le loro consegne da diversi mesi a questa parte, come la Germania, la Francia e l’Olanda.