Il settore del bovino da latte è tra i più esposti all’incremento dei costi di produzione innescati dalle tensioni dei prezzi delle materie prime. È quanto emerge dall’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti di produzione, che registra nel 2021 un aumento medio del 7,4% su base annua, con una crescita particolarmente evidente nel mese di dicembre (+13% rispetto a dicembre 2020).
A incidere sugli oneri a carico degli allevamenti, oltre ai costi energetici, è soprattutto il capitolo dell’alimentazione animale, con la mangimistica lievitata del 19% a causa dei rincari di foraggi (+22%), mangimi semplici (+17%) e composti (+15%).
Facendo riferimento a una delle tipologie aziendali più rappresentative dell’allevamento italiano e considerando anche l’incidenza delle componenti fisse (ammortamenti e interessi sul capitale impiegato), secondo Ismea il costo medio di produzione del latte risulterebbe pari a 46 centesimi/litro, «un valore medio – ha affermato il ministro delle politiche agricole, Stefano Patuanelli – che ha grandi differenze su base regionale, ma che dimostra che ad esempio l’accordo sottoscritto per l’aumento di 3 centesimi a 41 è sicuramente ormai superato dai fatti».
«Sarà mia cura – ha detto ancora il ministro – convocare rapidamente e nuovamente il tavolo della filiera proprio per sollecitare tutti gli operatori a dare attuazione reale e concreta a quell’accordo».
Secondo Coldiretti l’analisi di Ismea conferma la speculazione in corso sul latte alimentare, che agli allevatori viene pagato ben al di sotto dei costi medi di produzione. Il tema del giusto prezzo è al centro della mobilitazione organizzata da Coldiretti il 17 febbraio in tutto il Paese a difesa del latte e degli altri prodotti agroalimentari made in Italy.