Pensionati, ex casari, manovali: è la chiamata alle armi del Consorzio del Parmigiano Reggiano dop per far fronte al rischio che nei caseifici, a causa di eventuali contagi e quarantene per coronavirus, non si riesca a mandare avanti l’attività giornaliera.
«Dal punto di vista operativo il decreto non ci blocca, non ci cambia nulla, perché il trasporto delle merci è consentito» spiega il presidente del Consorzio Nicola Bertinelli – e perché l’attività nei caseifici è “comprovata necessità lavorativa” ma ci spaventa il fatto che molte nostre attività non siano differibili nel tempo e quindi temiamo le quarantene obbligatorie come da normative sanitarie».
Una bovina va munta, non si può aspettare tre giorni, il latte va trasformato, non si può congelarlo. La quasi totalità dei caseifici si trova in province fortemente colpite dal virus – Reggio Emilia, Parma, Modena, Mantova – e quindi «è impensabile sperare di restare immuni» sottolinea Bertinelli.
Per questo «ci siamo attivati per creare una sorta di rete di coordinamento fra le varie realtà, abbiamo creato una banca dati di persone, ad esempio pensionati, ex casari, manovali, che possono entrare in un database da cui pescare in caso di carenza di organico tra tutti i caseifici». Una forma di solidarietà dei singoli per la sopravvivenza collettiva.
Altra decisione del Consorzio, «chiedere al Mipaaf e all’UE una deroga al disciplinare, come previsto da legge 1151/2012 che regola le dop in caso di emergenze sanitarie, per la parte relativa agli orari di realizzazione del formaggio».
Una finestra, sottolinea Bertinelli, che permetterebbe di scambiarsi la manodopera in differenti momenti del giorno tra caseifici in caso di emergenze.