I tempi delle semine si avvicinano e per gli agricoltori decidere su quali colture orientarsi non è sempre facile, soprattutto se la loro produzione è destinata all’alimentazione animale.
Secondo Andrea Pasini, responsabile settore cereali di Consorzi agrari italiani (Cai), «nel Nord Italia le superfici destinate alle semine autunnali, nel 2023, rispetto all’anno precedente hanno registrato una riduzione del 10% per il grano, percentuale che arriva a un -15% per l’orzo. Esiste quindi una maggiore disponibilità di terreno per le semine primaverili, ma il continuo calo delle quotazioni non sta aiutando gli agricoltori nella scelta da compiere».
«Ritengo – afferma Cesare Soldi, presidente dell’Associazione nazionale maiscoltori – che le superfici destinate a mais, nella prossima primavera, resteranno sostanzialmente in linea con quelle degli anni precedenti, al massimo registreremo un -5% rispetto all’anno passato. Si tratta di una contrazione legata a diversi motivi a iniziare dalle quotazioni che oggi si avvicinano molto ai costi di produzione, causando inevitabilmente un problema di redditività per gli agricoltori, a questo si aggiunge l’aumento dei costi dei fertilizzanti, in special modo l’urea. Non possiamo poi dimenticare quanto prevede la nuova Pac in merito al pagamento diretto, che di fatto penalizza una coltura come il mais e continuerà a farlo per i prossimi cinque anni coinvolgendo in special modo le aziende zootecniche di bovine da latte».
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 1/2024
Le scelte per le semine primaverili vanno ponderate attentamente
di A. Mossini
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