«Gli aumenti dei costi di produzione stanno mettendo a rischio la redditività della zootecnia. Si tratta di una situazione che dura ormai da troppo tempo e che non può più essere sostenuta dalle aziende mangimistiche, ormai giunte al punto di non poter più compensare questi maggiori costi di produzione e pertanto costrette a doverli riversare a valle per non mettere in pericolo la loro stessa sopravvivenza».
Queste le parole di Michele Liverini, presidente reggente di Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, in apertura dei lavori dell’assemblea annuale svoltasi nei giorni scorsi a Bologna.
Nonostante i numeri positivi – 15,6 milioni di tonnellate di mangimi prodotte nel 2021 (+3,8% sul 2020) e un fatturato che ha sfiorato 9,7 miliardi di euro (+21%) – Liverini ha sottolineato come il quadro degli ultimi mesi delinei scenari molto preoccupanti, tanto che l’Associazione «è più volte intervenuta, nei tavoli istituzionali coordinati dal ministro delle politiche agricole, per evidenziare le criticità del comparto e in particolare la grave situazione che ha segnato due tra i più importanti comparti del settore e cioè quello dei bovini da latte e quello suino, che vedono gli allevatori costretti a vendere in molti casi sottocosto latte e carni, con perdite ormai non più sostenibili e il rischio di chiusura di molte stalle»