Resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici, la genetica applicata ai nuovi vitigni fa di conseguenza meglio anche sul fronte del minor uso degli agrofarmaci. Per difendere un vitigno resistente, infatti, si impiegano 0,85 kg/ha di rame, 16 kg/ha di zolfo 40 litri di gasolio e zero prodotti sintesi. Meno della metà rispetto al vigneto convenzionale, per il quale sono stati utilizzati 1,6 kg/ha di rame, 32 kg/ha di zolfo, 140 litri di gasolio e 24 kg/ha prodotti sintesi.
È quanto emerge dall’indagine, pubblicata su L’Informatore Agrario n. 24-25/2019, realizzata su vigneti del Trevigiano in areale di collina a medio rischio nel 2018. Una tendenza ecologica, quella dei vitigni resistenti, che in diversi parametri fa 4 volte meglio anche di quelli biologici: 4 kg/ha di rame, 59 kg/ha di zolfo, 220 litri di gasolio e zero prodotti sintesi.
I dati riportati si inseriscono nell’ambito di un confronto sulle nuove tecniche di miglioramento genetico che L’Informatore Agrario ha realizzato tra il presidente della Siga – Società Italiana di Genetica Agraria, Mario Pezzotti, e l’europarlamentare Paolo De Castro. Pur trattandosi di una cosa completamente diversa, stando al quadro legislativo europeo attuale, le nuove tecnologie di miglioramento genetico sono considerate alla stregua degli ogm e quindi risentono di un assetto normativo che ne impedisce lo sviluppo.