Viene eseguita per regolare la crescita della vite nei primi anni di sviluppo, ovvero in fase di allevamento, allo scopo di costituirne la struttura permanente e avviarla, con la necessaria gradualità, alla fase di produzione. Oltre alla potatura invernale contempla anche una serie di interventi al verde, che vengono eseguiti a partire dalla primavera successiva alla messa a dimora, e si protrae per un numero variabile di anni, compreso in genere tra 2 e 5.
La durata della fase di allevamento è infatti subordinata alla vigoria risultante dalla combinazione vitigno/portinnesto e soprattutto al contesto pedoclimatico considerato, con riferimento a fertilità del suolo e disponibilità idrica.
Suoli con fertilità bassa. Nei contesti di coltivazione caratterizzati da suoli poco profondi, scarsamente fertili e con limitata disponibilità idrica, la costituzione della struttura definitiva della pianta e l’entrata in produzione tendono a richiedere tempi forzatamente lunghi, considerato il ridotto sviluppo vegetativo annuale. I sistemi di allevamento di riferimento per questi ambienti sono rappresentati da Guyot e da cordone speronato, con sesti d’impianto tendenzialmente stretti.
Primo anno. Nel corso del primo anno di vegetazione la vite viene lasciata crescere liberamente, mantenendo tutti i germogli che si sviluppano dalla barbatella, in modo da favorire la crescita dell’apparato radicale e l’accumulo di sostanza organica. Quando i germogli raggiungono una lunghezza superiore a circa 40-50 cm si provvede a fissarli al tutore, tramite una legatura lassa, al fine di evitare che si ripieghino verso il basso e crescano adagiati sul terreno, esponendo la pianta al rischio di rotture e ostacolando di fatto il transito all’interno del vigneto. Qualora la velocità di crescita lo richieda può essere opportuno eseguire una seconda legatura dei germogli nel corso della stagione vegetativa.
In passato non di rado si evitava di legare i germogli al tutore, che poteva essere installato anche solamente nel corso dell’anno successivo, lasciando che strisciassero sul suolo e invadessero lo spazio interfilare. Questo modo di operare, attualmente poco adottato, se da un lato consente di non intervenire a carico della vite, risparmiando le legature, dall’altro impedisce di fatto l’accesso delle macchine nel vigneto e rende estremamente difficoltosa la gestione fitosanitaria, che deve essere scrupolosa se si vuole mantenere l’apparato fogliare integro e garantire la massima efficienza fotosintetica.
Al termine del primo anno di vegetazione, durante il riposo invernale, si procede all’eliminazione dei tralci, lasciando uno sperone di 2 gemme.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 42/2019
Vite, la produzione durevole si decide nei primi anni di potatura
di R. Castaldi
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