L’Irlanda potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze riguardanti gli effetti sulla salute simili a quelli usati per le sigarette, come «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati». La norma era stata notificata da Dublino a Bruxelles nel giugno scorso: ora, scaduto il periodo di moratoria di 6 mesi, le autorità irlandesi possono adottare la legge.
Il via libera arriva nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici nell’ambito del piano per battere il cancro.
Il semaforo verde alla norma irlandese crea tuttavia le premesse perché altri Paesi possano adottare un’etichetta del genere, come raccomandato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Per l’Irlanda il forte consumo di alcolici è ritenuto un’emergenza sanitaria nazionale e giustifica etichette che dovranno contenere: un avvertimento sui danni del consumo di alcol, un monito sul suo legame diretto con tumori mortali, la quantità di alcol in grammi (invece che in percentuale), le calorie, un pittogramma (uguale a quello già in uso) sui rischi per la gravidanza, e un link a un sito web su alcol e salute.
In Europa la questione è salita alla ribalta nel 2021, nel piano per battere il cancro, quando la Commissione ha annunciato proposte per ridurre il «consumo dannoso» di alcol, tra cui proprio l’etichettatura obbligatoria con elenco degli ingredienti, dichiarazione nutrizionale e avvertenze per la salute. Su quest’ultima questione nel febbraio 2022 l’Europarlamento si è spaccato, raggiungendo un faticoso compromesso dicendo sì a maggiori informazioni sulle bottiglie ma senza riferimenti ad avvertenze sanitarie.
Come prevedibile, il caso irlandese ha suscitato vivaci reazioni in Italia, a partire dall’Uiv, Unione italiana vini: «Il silenzio assenso di Bruxelles a Dublino relativo alle avvertenze sanitarie in etichetta per gli alcolici rappresenta una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro» ha detto il presidente Lamberto Frescobaldi. Secondo Uiv «il mancato intervento della Commissione europea mette a repentaglio il principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario e segna un precedente estremamente pericoloso in tema di etichettatura di messaggi allarmistici sul consumo di vino».
«Temiamo che la Direzione generale per la salute voglia adottare nei prossimi mesi questo approccio a livello europeo lasciando nel frattempo libera iniziativa ai singoli Paesi membri, al fine di sdoganare sistemi adottati senza un previo dibattito pubblico a livello europeo. I fatti di oggi – ha concluso Frescobaldi – segnano uno scenario paradossale e ingovernabile, fatto di una babele di etichette all’interno dell’Unione europea che purtroppo non risolvono il problema dell’alcolismo».
Coldiretti parla di un pericoloso precedente che rischia di aprire le porte a una normativa che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro, principale voce dell’export agroalimentare. «È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino, diventato in Italia l’emblema di uno stile di vita attento all’equilibrio psico-fisico, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol».
Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti, «non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate». Una scelta che rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori, come dimostra un sondaggio dell’organizzazione agricola in base al quale il 23% degli italiani smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette.
Anche la Cia parla di scenario sconcertante» ed esprime il suo disappunto non solo rispetto alle avvertenze in etichetta decise dall’Irlanda, ma anche di fronte alla Commissione europea «che sembra mostrare il fianco a facili associazioni vino-sigarette, lasciando inascoltati i pareri contrari di Italia, Francia, Spagna e altri sei Paesi Ue, e mettendo a repentaglio anche il principio di libera circolazione delle merci in Europa».