L’annata viticola 2020 si annuncia ostica per i mercati, ma florida per quanto concerne lo stato vegetativo e fitosanitario del vigneto veneto. A confermarlo, è intervenuta Veneto Agricoltura con il primo appuntamento del consueto Trittico Vitivinicolo che da questa edizione – su proposta dell’assessore all’agricoltura della Regione del Veneto Giuseppe Pan – porterà il nome dell’ex responsabile regionale del settore vino Giuseppe Catarin (prematuramente scomparso), rendendo merito a una professionalità senza eguali che ha contraddistinto e profondamente segnato la viticoltura veneta degli ultimi 30 anni.
In linea con quanto accade da diverse stagioni, il cambiamento climatico lascia la propria impronta sulle colture, manifestando – anche nella stagione 2019-2020 – scarse precipitazioni invernali (più accentuate nell’area Colli Euganei, Conselve e in genere nella parte sud della regione), un inverno mite con caldo precoce in primavera seguito dal ritorno del freddo nella seconda parte di marzo, la difficile lotta agli insetti patogeni causata da comparse ritardate, scalari e da generazioni sovrapposte (nell’area veronese si è già provveduto a trattare la prima generazione di tignola), eventi calamitosi (come la grandine) e un autunno lungo che genera difficoltà di accumulo di risorse nelle radici della vite (come ad esempio è successo al Pinot Grigio).
L’impatto del meteo
La stazione di rilevazione meteo di Conegliano ha conteggiato solo 12 mm di pioggia in 69 giorni (dal 22 dicembre al 29 febbraio), seguiti da ulteriori 52 giornate di secco (8 mm dal 7 marzo al 22 aprile), con un breve intervallo di 55 mm di pioggia nei primi giorni di marzo. Dal 10-11 maggio la situazione è migliorata, fino alle precipitazioni abbondanti degli scorsi giorni (mediamente 120-170 mm).
Uno squilibrio tra carenza e concentrazione di pioggia, tipico del cambiamento climatico, che si è verificato in tutto il Veneto e che è stato particolarmente insistente nell’area meridionale del polesine.
Parallelamente, le temperature hanno subito un forte calo dal 19 marzo al 3 aprile, segnando uno spartiacque tra le varietà precoci che avevano già germogliato e quelle tardive che, viceversa, hanno subito ritardi nel germogliamento. La successiva fase di fioritura ha amalgamato questa differenziazione iniziale, grazie a temperature mitigate.
Le scie grandinigene e i dissesti dei primi giorni di giugno, sparsi nelle provincie di Vicenza, Verona, Treviso e Padova, nel complesso hanno inficiato la produzione in misura minimale (qualche punto percentuale sul dato complessivo).
Ciononostante, è opportuno considerare alcune zone circoscritte nelle quali la grandine ha assunto una forza massiccia abbattendo la produzione del 100% (come ad esempio nell’area trevigiana di Godega, Gaiarine, Codognè).
Il punto sulle fitopatie
Tenendo conto delle determinanti qui esposte e della buona salute del vigneto veneto che non presenta, al momento, fenomeni di peronospora o altre patologie (fatta eccezione per qualche episodio di flavescenza dorata e per la virosi del Pinot Grigio che sta attaccando la varietà Glera), la vendemmia 2020 si preannuncia anticipata e mediamente sui livelli uguali o poco inferiori al 2019.
Previsioni vendemmiali nel dettaglio
Sotto la supervisione di Veneto Agricoltura, a fornire i dati delle previsioni vendemmiali sono intervenuti il Centro di Ricerca per la Viticoltura (CREA) di Conegliano, Regione Veneto, Avepa, Arpav che hanno segnalato quanto segue.
Pinot grigio e Chardonnay saranno presumibilmente vendemmiabili dal 16-17 agosto. Seguirà il Merlot, dal 4 settembre. Le varietà Glera e Corvina saranno vendemmiabili rispettivamente dal 7 e 8 settembre.
E dal 13 settembre sarà pronta anche la Garganega. Una previsione di vendemmia tra le più precoci di tutti i tempi (15 giorni prima rispetto al 2019 e probabilmente molto simile al 2003), con un margine di errore che potrà comunque oscillare di 4-7 giorni.
I quantitativi di raccolta segnano, rispetto al 2019, un decremento del 25-30% per il Pinot grigio di Merlara, Garda e area vicentina, causati da germogliamento e vegetazione stentate; una riduzione del 10% per bassa fertilità dello Chardonnay; aumenta invece del 5-10% la Garganega grazie alla buona fertilità e alla dimensione dei grappoli; si contrae del 15% la produzione di Glera (in pianura), idem per il Merlot di Colli euganei, Lison e area vicentina, mentre vola al +20% quello del Garda; + 15-20% per Corvinone e +5% per Corvina/Rondinella; è prevista una lieve defezione del 5% per le varietà minori come Tocai, Moscati, Rabosi e Trebbiani.
In particolare, gli effetti dell’annata 2019 sono evidenti sul Pinot grigio: il vigneto presenta minor fertilità delle gemme, oltre a stentati e difformi germogliamenti scatenati dai problemi idrici, dalle scarse sostanze di riserva presenti negli apparati radicali, dagli effetti residui delle grandinate, dagli eccessi produttivi del 2019 e, infine, dalla gelata primaverile del 2017. Il Pinot grigio è di fatto il vitigno attualmente sottoposto al maggiore stress e presenta tutta la propria fragilità.
Criticità per il mercato
Se, in generale, il vigneto veneto gode di ottima salute, lo stesso non si può dire del mercato indoor ed estero. A pagarne le spese saranno i viticoltori che paventano la caduta del valore delle uve, conseguenza (soprattutto) della crisi del canale Ho.Re.Ca. scatenata dall’emergenza sanitaria in atto. Pertanto, le giacenze in cantina dovranno essere smaltite e, data la situazione di rallentamento generale, diventerà strategico e necessario ridurre i costi in vigneto, mediante (ad esempio) la riduzione degli interventi manuali.
Questa situazione di emergenza porterà probabilmente ad alcune riflessioni legate, ad esempio, alla maggior valorizzazione di alcune aree con nuovi vitigni, ad una maggior spinta verso la viticoltura di precisione, ad attività di monitoraggio e regolazione del carico produttivo già in post-fioritura, senza tralasciare l’impegno (già in atto) per una viticoltura veneta all’avanguardia in materia di sostenibilità.
Ilenia Cescon