Vigneto, produzione e qualità si definiscono con la potatura

Il cordone speronato è un sistema di allevamento a cordone permanente in parete diffuso in tutto il mondo che, assieme al Guyot, fa parte delle cosiddette controspalliere basse. In Italia lo ritroviamo in tutte le regioni e in modo particolare in Toscana, dove viene storicamente utilizzato per il vitigno Sangiovese, Lazio, Emilia-Romagna e Puglia.

Lo si sfrutta soprattutto per i vitigni dotati di buona fertilità basale, ovvero in grado di produrre grappoli anche dalle gemme basali del capo a frutto, come Sangiovese, Cabernet-Sauvignon, Merlot, Sauvignon, Chardonnay e Pinot bianco.

La potatura di allevamento, come noto, riveste una notevole importanza non solo perché consente di conformare correttamente la pianta, compatibilmente con le specifiche caratteristiche del sistema di allevamento adottato, ma anche perché deve gradualmente accompagnarla verso fase adulta, o di produzione, evitando nel modo più assoluto situazioni di stress che andrebbero a riflettersi negativamente sia sulle prestazioni quali – quantitative dell’impianto nonché sulla durata dell’impianto stesso.

La fase di giovanile o di allevamento del vigneto non ha una durata standard ma bensì variabile in funzione dello sviluppo che l’ambiente di coltivazione e la gestione agronomica consentono alla pianta di raggiungere.

Potatura invernale primo anno

Al termine del primo anno di vegetazione, in funzione dello sviluppo raggiunto dalla pianta, possiamo trovarci di fronte a tre differenti situazioni che impongono differenti scelte di potatura secca.

  • Scarso sviluppo. Nel caso in cui il tralcio a disposizione presenti uno sviluppo inferiore a quello di una matita, ovvero indicativamente inferiore a 6 mm, è preferibile speronare a due gemme il tralcio migliore, per sviluppo, punto di inserimento e direzione. Questo modo di agire lo si adotta solitamente in tutte le situazioni di scarsa fertilità e di aridità del terreno, che impongono una fase di allevamento forzatamente più prolungata, e anche quando la pianta sia stata lasciata sviluppare a fascio, cioè quando sono stati lasciati sviluppare tutti i germogli originatisi dalla barbatella, che solitamente presentano scarso sviluppo.
  • Medio sviluppo. Nel caso in cui si abbia disposizione un tralcio di diametro paragonabile a quello di una matita, con diametro indicativamente compreso tra 6 e 8 mm, e logicamente adeguatamente lignificato, si può procedere ad impostare il tronco, spuntandolo 20 cm al di sotto del filo portante ed eliminando nel contesto tutte le femminelle sviluppatesi su di esso.
  • Elevato sviluppo. Nel caso in cui, come può accadere nei terreni dotati di medio buona fertilità, si abbia che fare con un tralcio adeguatamente lungo, con diametro superiore a quello di una matita, indicativamente superiore a 8 mm e adeguatamente lignificato, si può procedere al completamento della struttura della pianta, impostando tronco e cordone permanente. Questo modo di operare viene sovente sfruttato nei terreni che imprimono elevato vigore alla vite, in quanto se si procedesse alla spuntatura del tralcio al di sotto del filo portante si otterrebbero, nell’anno successivo, tralci eccessivamente vigorosi e con internodi molto allungati, ovvero con centri vegetativi eccessivamente distanziati. È bene che il tralcio sia steso al filo con una curva che permetta di raccordare dolcemente tronco e cordone permanente, in modo da non ostacolare il flusso linfatico. Indicativamente la curva inizia circa 15 cm al di sotto del filo portante e termina 15 cm dopo il tutore che sostiene il giovane tronco. Anche in questo caso è necessario eliminare completamente le femminelle presenti sia nel tronco e sia nel cordone permanente; in quest’ultimo la presenza di speroni ottenuti dalle femminelle tende a contrastare la schiusura delle gemme del nodo gemmario sottostante.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 1/2023
Vigneto, produzione e qualità si definiscono con la potatura
di R. Castaldi
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