Da quando Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti non passa settimana senza che minacci sanzioni commerciali o di altro tipo contro Paesi «nemici», tipo Iran, o amici (ad esempio Unione Europea, Messico, Canada), per non parlare della Cina, che non si sa se era amica o nemica.
Dal punto di vista europeo la vicenda delle possibili ritorsioni per la vicenda Boeing-Airbus è probabilmente la più pericolosa perché potrebbe colpire moltissime produzioni europee e tra queste diverse tipologie di prodotti agroalimentari.
Ma, come detto, Trump non perde occasione per sempre nuove minacce: lo scorso 9 giugno, in un’intervista al network economico statunitense Cnbc, il presidente Usa ha minacciato direttamente i vini francesi: «La Francia si fa pagare molto per i nostri vini, mentre noi li facciamo pagare molto poco per il loro vino. È ingiusto, e gli Stati Uniti dovranno fare qualcosa».
È ovvio che queste dichiarazioni suonano minacciose non solo per i vini francesi, ma per tutti quelli europei, italiani in testa.
Attualmente gli Stati Uniti applicano un dazio che varia da 5,5 centesimi di dollaro a 14,9 centesimi a bottiglia, mentre l’UE applica sui vini made in Usa dazi che vanno da 11 a 29 centesimi di dollaro alla bottiglia.
Stando agli ultimi dati di Eurostat, il servizio statistico della Commissione europea, nel 2017, il 32% dei vini esportati fuori dalla UE dagli Stati membri (11,3 miliardi di euro in tutto) è stato destinato ai consumatori americani.