La conoscenza della variabilità che caratterizza i propri vigneti rappresenta un punto di forza per l’azienda vitivinicola che, adottando opportuni strumenti per la gestione di questa variabilità, può ottimizzare l’utilizzo delle risorse coinvolte nella produzione. Questo principio sta alla base della viticoltura di precisione che ha l’obiettivo di indirizzare gli input produttivi dove sono necessari, nel momento opportuno e con una quantità adeguata.
Il progetto SOS-AP
Il progetto SOS-AP realizzato dall’Università di Milano ha l’obiettivo di promuovere le attività di viticoltura di precisione relativamente alle pratiche dell’irrigazione e della fertilizzazione nell’areale lombardo e di diffondere le conoscenze che stanno alla base di queste attività.
Le dimostrazioni relative alla fertilizzazione di precisione sono state svolte all’interno di due demo farm situate nell’areale della DOC Garda Colli Mantovani. Nella prima è stato valutato l’effetto di differenti dosi di concime minerale azotato distribuite in funzione delle aree a diverso vigore, precedentemente individuate mediante sistemi di remote sensing; nella seconda è stata valutata la possibilità di estendere a livello aziendale l’applicazione di una concimazione azotata di precisione valutando inoltre diversi possibili scenari di concimazione.
L’esempio dei vigneti di Chardonnay nel 2020
In seguito all’indagine sulla variabilità presente nei vigneti di Chardonnay nella stagione 2020 sono state individuate tre classi di vigore. Sia i dati di produzione che il peso del legno di potatura si sono rivelati significativamente diversi tra le tre aree.
I risultati della validazione svolta a terra hanno confermato che le produzioni raccolte all’interno delle tre classi di vigore presentano caratteristiche quanti-qualitative diverse e dunque, definito uno specifico obiettivo enologico, il fabbisogno di N delle piante cambia.
In tabella sono riportati i piani di concimazione realizzati secondo i tre scenari considerati. A fronte di una produzione media di 12,7 t/ha definita dal rapporto tra la produzione totale e l’area da cui è stata ottenuta, una concimazione di restituzione omogenea prevedrebbe l’apporto di un totale di 250,5 kg di N.
Ipotizzando, invece, di differenziare il quantitativo di N a seconda del vigore, sarebbe apportata una dose maggiore nelle aree in cui è stata ottenuta una produzione più alta. Questo scenario consentirebbe un risparmio di fertilizzante pari al solo 2% rispetto alla concimazione omogenea.
Tuttavia, gli elementi nutritivi sarebbero applicati in maniera mirata nelle aree a diverso fabbisogno riducendo al contempo la quota inutilizzata dalle piante. Nel terzo scenario indagato, in cui l’obiettivo è di omogeneizzare il livello produttivo a 12t/ha, le aree in cui è stata ottenuta una produzione superiore al limite riceverebbero una dose di N inferiore rispetto a quella prevista per una concimazione di restituzione e quelle in cui il livello produttivo è scarso riceverebbero una dose maggiorata.
La realizzazione di questo scenario consentirebbe un risparmio maggiore, pari all’11% rispetto alla concimazione omogenea.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 1/2023
Restituire i giusti apporti: meno sprechi e più qualità
di M. Bolognini, L. Brancadoro
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