L’andamento dei prezzi delle uve segue le fluttuazioni del mercato; varietà ora redditizie potrebbero non esserlo più nel giro di pochi anni. Impiantare ex novo la cultivar più richiesta richiede investimenti ingenti: una possibilità meno onerosa è il sovrainnesto.
Al di fuori delle denominazioni d’origine, per le quali vige un preciso disciplinare di produzione in cui al massimo si può ricorrere alla gamma dei cloni varietali, per tutte le altre aree di produzione è oggi più che mai fondamentale adottare varietà che siano in sintonia col mercato. Per questo è vitale conoscere l’andamento del mercato vinicolo, le fluttuazioni dei prezzi delle varie borse merci delle Camere di commercio, informarsi presso gli operatori di mercato o dei responsabili delle cantine a cui sarà destinata l’uva, con la consapevolezza però che il mercato vinicolo è soggetto a ciclicità medie di 10-12 anni a fronte di una durata del vigneto di almeno 20-22 anni. A differenza di un nuovo impianto, il cambio varietale in un vigneto in piena produzione richiede meno investimenti se effettuato tramite il reinnesto in campo.
Tra gli esempi di reinnesti su vasta scala effettuati negli ultimi decenni figurano quelli di varietà a bacca rossa, in particolare di Merlot e di Cabernet Sauvignon, su viti di Chardonnay in Franciacorta negli anni 90 o, viceversa, della varietà Glera su Merlot e su altri rossi sia in Veneto centro-orientale sia in Friuli. Venendo all’attualità, la necessità di reinnesto in campo potrebbe oggi porsi per la sostituzione del vitigno Glera in vigneti con la denominazione di Glera igp (il cui prezzo delle uve è molto basso) con la varietà Pinot nero in vista della produzione del vino Prosecco Rosè doc dalla prossima vendemmia, oppure col vitigno Primitivo in alcune zone pugliesi in sostituzione di varietà a bacca bianca quali il Trebbiano Toscano, o con la sostituzione del vitigno Catarratto o di altri vitigni a bacca bianca, con Syrah e con Nero d’Avola nelle migliori zone pedoclimatiche della Sicilia. Riguardo alla tipologia d’innesto, resta favorito il reinnesto a spacco pieno bilaterale, da effettuarsi a partire da fine febbraio-inizio marzo al Sud e in aprile e fino ai primi di maggio al Nord; in alternativa si può effettuare l’innesto a scheggia o chip budding, meno diffuso del precedente, da effettuarsi a metà primavera con operatori qualificati e in ogni caso avendo la massima cura per la conservazione delle marze in ambiente freddo e umido al fine di mantenerne la vitalità.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 6/2019
Il reinnesto, un’alternativa ai nuovi impianti per restare competitivi
di E. Corazzina
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale